Il Comune, attraverso una lettera-invito, ha offerto la gestione del locale a tutti gli esercenti attività di somministrazione della città, ma non c’è stata neanche una risposta
Il bando per la gestione del locale commerciale destinato alla somministrazione di alimenti e bevande all’interno del parco delle Acacie è andato completamente deserto. Nessuno dei 35 esercenti, invitati con una raccomandata, ha ritenuto interessante la proposta dell’amministrazione. Questo in realtà è il secondo tentativo di affidare il bar del parco: la prima gara era stata vinta dall’Associazione Amica, rappresentata da Alfonso Santosuosso, che aveva presentato un progetto che prevedeva un investimento di 78 mila euro. Vicenda che si concluse con l’annullamento e non luogo a procedere per un errore nella procedura dell’assegnazione, in data 4 gennaio 2010. L’assegnazione e l’annullamento sono ancora oggetto di contestazione da parte di Amica che aveva presentato, attraverso il proprio legale (nel mese di ottobre 2010), una richiesta di risarcimento danni pari a 39.990 euro. Da allora il comune non ha mai risposto a nessuna delle missive del legale, anzi ha rimesso in gara il bar e questa volta con formula ufficiosa attraverso invito. La novità ad ogni modo, sta tutta nei titoli degli invitati che devono essere in possesso di requisiti professionali per l’esercizio delle attività di somministrazione di alimenti e bevande ed aver esercitato per almeno due anni nell’ultimo quinquennio. Così, dunque, sono rimaste fuori le associazioni che avevano partecipato al primo bando e, tra queste, Amica e Sporting. Il comune ha atteso invano che uno tra i trentacinque esercenti invitati si presentasse, magari con una proposta talmente vantaggiosa da assegnare il locale in tempi rapidi: ma nessuno si è fatto vivo. Uno degli esercenti, che vuole mantenere l’anonimato, ha spiegato che non esistono le condizioni per effettuare investimenti relativi ad un locale di 63mq (compresi i servizi igienici) e che, comunque, è oggetto di contestazione tra il comune e altre attività. In sostanza, alcuni degli esercenti temono un investimento sbagliato anche valutando l’aspetto legale della vicenda. Entro maggio, intanto, il comune dovrà rispondere alla citazione dell’Associazione Amica: cosa accadrebbe se, in caso di una vittoria legale di quest’ultima, il bar fosse stato intanto assegnato ad un altro esercente? Per alcuni è un aspetto da non sottovalutare. Inoltre, il Comune richiedeva un canone annuo di locazione pari a 6.000 euro, escluse varie cauzioni, varie assicurazioni e valorizzazione del locale con lavori di ristrutturazione e manutenzione ordinaria e straordinaria. Insomma, un bell’investimento per la durata di almeno sei anni, con la possibilità di prorogarli per altri sei: un affare, ma per chi?