Giovedì, 26 Dic 24

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L'ammonimento del "Canto del capraio"

Vi sono uomini e donne ai quali non sfuggono neanche i minimi particolari

Rifiuti abbandonati per giorni in Piazza Umberto I

A volte bastano poche parole o qualche immagine per raccontare una storia: questa è l’impressione che ho ricevuto avvicinandomi a quella vetrina in piazza, su cui un anonimo novello Pasquino ha voluto denunciare un episodio che, seppur banale, ha una sua valenza. Quando si vuole, vi sono mille modi per esprimere quello che si sente e non vi potrà mai essere censura da parte di chicchessia contro chi vuole manifestare le proprie opinioni. Mi sono chiesto: chi lo ha fatto doveva apporre la propria firma? E’ giusto rifugiarsi nell’anonimato? Non ho trovato la risposta, ma per i tempi che attraversiamo quello che conta è la sostanza; quando poi essa si accompagna al buonsenso è sicuramente una buona cosa. L’aggiunta alla poesia “Canto del capraio” di F. Nietzsche del nome della “mia superba Atripalda”, con riferimento alla nostra comunità, è un tuono che diventa ammonimento per amministratori e cittadini. A me questa “pasquinata” rassicura, più di tante altre roboanti iniziative, perché dimostra che vi sono uomini e donne a cui non sfuggono neanche i minimi particolari, quando essi riguardano la collettività, e che in ultima analisi sono convinti che impegno e spirito critico siano una necessaria forma di cura della propria città. Io l’ho letta così.

Biagio Venezia

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