L'intervento integrale di Biagio Venezia all'assemblea pubblica del PD
Oltre a essere un appuntamento caro a tutti gli atripaldesi, il mercato settimanale del giovedì è il più grande della provincia e per alcuni aspetti è annoverato tra i maggiori dell’intera regione, rivestendo ancora oggi un’indiscussa funzione di volano per un’economia che altrimenti sarebbe in affanno. Oggi è interessato, forse, dalla peggiore crisi della sua storia, per correttezza e obiettività non tutte le colpe possono essere attribuite all’attuale Amministrazione, esso è cresciuto nel corso degli anni in modo disordinato, passando dai 140 operatori degli anni antecedenti il terremoto del 1980 ai 233 di oggi e dai 6000 mq. occupati dalle postazioni di vendita nel 1994 agli attuali 9000. Dagli anni ’70 nessuna amministrazione – quasi tutte governate direttamente o indirettamente dal maggiore imprenditore commerciale di Atripalda – ha avuto una visione strategica del ruolo del mercato, con la conseguenza di un progressivo declino di quello che è stato secolarmente l’asse principale su cui ha ruotato l’economia atripaldese, declino che le ultime travagliate vicende stanno ineluttabilmente accentuando.
Come è noto ai più, l’attuale situazione di crisi nasce dal legittimo (anche se non necessariamente giusto) ricorso al T.A.R. presentato da un privato commerciante che si è sentito leso negli interessi economici della sua attività dalla nuova collocazione del mercato a c.da San Lorenzo, ricorso a cui non è stata contrapposta una costituzione in giudizio da parte dell’Amministrazione comunale. Questa decisione è destinata a pesare come un macigno su tutta la questione.
Lunedì u.s. si è tenuta presso la biblioteca comunale un’assemblea pubblica, indetta dalla segreteria del Partito Democratico di Atripalda, per discutere degli ultimi sviluppi di questa intricata vicenda. Un’iniziativa che, seppur tardiva, ha avuto il merito di riportare la politica tra la gente sottraendola alle mani dei soli addetti ai lavori, amministratori e commercianti. Questo momento di partecipazione collettiva ha dato la possibilità ai cittadini presenti, non molti in verità, di conoscere in maniera diretta le diverse posizioni espresse in riferimento allo spostamento del mercato . Che tale iniziativa si sia tenuta il giorno prima che il Consiglio di Stato si pronunciasse sul ricorso avverso la sospensiva emessa dal tribunale amministrativo di Salerno è apparso a molti come la prova della volontà di mettere le mani avanti nel caso di una decisione sfavorevole all’Amministrazione.
Non credo che un’interpretazione del genere sia corretta. L’assemblea pubblica, infatti, è stata indetta da un partito politico che, pur essendo espressione della maggioranza consiliare, fa parte dell’amministrazione, ma non rappresenta tutta l’amministrazione. Di certo poteva essere fatto di più e poteva essere fatto prima, ma, dinanzi alle sole notizie sulla vicenda riportate da portavoce più o meno ufficiali e dalla stampa locale, anche la più scontata delle iniziative assume una valenza positiva di fattiva condivisione pubblica.
Solo come accenno: vi è, ad esempio, un problema simile che tra una ventina d’anni i nostri figli saranno costretti a fronteggiare e le cui colpe ricadranno inevitabilmente anche su quest’amministrazione se, come nel caso del mercato, non se ne comincia a discutere preventivamente. È la questione del cimitero che tutti conosciamo e di cui tratteremo in un’altra occasione. Anche in questo caso la politica deve servire a sviluppare idee e proposte per trovare la risoluzione dei problemi che si presentano: non facendolo si abdica al ruolo per cui si è stati eletti.
Ma ritorniamo alla questione del mercato. Riteniamo che non sia sufficiente affermare contemporaneamente che la collocazione del mercato a Parco Acacie e via S. Lorenzo è provvisoria e rimandare poi la soluzione definitiva a un Consiglio comunale che, data la situazione, difficilmente approderà a qualcosa di concreto. A questo proposito, ricordiamo che il manifesto del PD che invitava i cittadini a partecipare all’assemblea pubblica stimolava a intervenire sul passato, presente e futuro della fiera settimanale. Ebbene, il passato appartiene alla storia, il presente lo stiamo faticosamente vivendo, del futuro non si è detto praticamente nulla. Personalmente da cittadino, stimolato da altri cittadini, sono intervenuto durante la suddetta assemblea con una possibile proposta da vagliare in sede di redazione del Piano Urbanistico Comunale (P.U.C.). Una proposta, in realtà, già avanzata all’epoca del trasferimento, a causa del rifacimento di piazza Umberto I, a c.da Santissimo, puntualmente caduta nel vuoto durante la giunta Rega; allora vi erano le condizioni per poterla realizzare, oggi andrebbe riverificata. Comunque, la scelta più idonea per la collocazione definitiva del mercato settimanale per come attualmente si configura è il sito del Parco delle Acacie. Sistemando le piazzole con l’eliminazione delle barriere architettoniche, spostando il verde centrale sui limiti perimetrali, acquisendo l’area libera alle spalle della clinica S. Rita, si potrebbe realizzare uno sbocco verso c.da Spagnola, ottenendo in questo modo uno spazio sufficiente per ospitare un numero di bancarelle addirittura maggiore di quello odierno. Tale sistemazione disporrebbe di tre ingressi e di tre parcheggi: via S. Lorenzo, area esterna al parco, c.da Spagnola. Inoltre si potrebbe restituire ad Atripalda uno spazio utile per iniziative più ambiziose e ripristinare quella che è stata una tradizione per il nostro paese: la presenza dei circhi nazionali (ricordiamo che il circo Medrano debuttò ad Atripalda).
L’area così delimitata con una pianta a croce i cui assi non supererebbero le poche centinaia di metri comporterebbe un maggior controllo e agevolerebbe il compito delle forze dell’ordine per contrastare la presenza di abusivi e di una piaga tipica di un mercato che si sviluppava su oltre due chilometri di lunghezza: il borseggio.
Prevedendo la risposta di chi è abituato a essere fautore di ipotesi irrealizzabili, quali quella del ritorno nel centro cittadino o a c.da Santissimo, nelle more di un’eventuale fattibile realizzazione di quanto proposto e per garantire lo svolgimento delle attività, l’Amministrazione ha il dovere di prendere in considerazione le accuse che le sono state pubblicamente rivolte dal rappresentante della maggiore associazione di categoria, per il mancato controllo della smisurata crescita del mercato e delle carenze igienico-sanitarie di alcuni commercianti. Non dubitando delle affermazioni fatte, perché esse provengono da chi ben conosce la situazione, una verifica dei requisiti potrebbe portare a una riduzione del numero degli operatori e in generale a una migliore gestione, andando incontro, di concerto con i loro rappresentanti, a una maggiore tutela dei loro interessi.
Durante la scorsa assemblea molti hanno avvertito una forte sincerità nelle parole pronunciate dal sindaco a conclusione del suo intervento, quando ha detto: «io amo il mercato lo difenderò con tutti i mezzi». Credo che come il Sindaco la pensino anche molti esponenti dell’opposizione e sicuramente la maggioranza dei cittadini: il mercato è parte della nostra tradizione, della nostra storia, e deve necessariamente essere parte vitale anche del nostro futuro.
Biagio Venezia
(Queste semplici considerazioni sono state stese e inviate alla redazione prima della pubblicazione della decisione del Consiglio di Stato).