Giovedì, 26 Dic 24

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Cimitero tra… passato e futuro

Biagio Venezia

Considerando in questi giorni la situazione del cimitero cittadino, ho ripensato a quando, alla metà degli anni '80, si determinò una grave emergenza ad Atripalda. Il terremoto del 23 novembre 1980 aveva danneggiato in modo grave le cappelle storiche del corpo centrale appartenenti alle Congregazioni religiose, causando una penuria di loculi che non è eccessivo definire drammatica. Non vi era un centimetro quadrato di terra per procedere alle inumazioni, i prezzi dei loculi in possesso di privati raggiunsero quotazioni stellari, nuclei familiari, specialmente composti da anziani, si ritrovarono ad essere divisi nel momento del trapasso a causa di sepolture in paesi diversi. Una situazione emergenziale che impose al consiglio comunale del tempo di decidere la costruzione di due corpi di loculi prospicienti le storiche cappelle.Quando il problema si stava riproponendo nonostante quest’ultima soluzione, il Comune concesse alla società “L’Indipendente” di realizzare il grosso fabbricato che attualmente svetta alle spalle delle stesse Congreghe. Una soluzione che si sviluppa in altezza, non essendovi la possibilità, a livello urbanistico e per vincoli archeologici, di un ampliamento dell’area. La classica tumulazione in piena terra ad Atripalda, da allora, è definitivamente tramontata.

Per quanto riguarda il futuro nel medio termine, in altre parole nel giro di qualche decennio, il problema potrebbe ripresentarsi e stavolta sarebbe difficile, se non impossibile, trovare una soluzione. Per questo motivo ho accolto con soddisfazione il riferimento “…forse sarà il caso di mettere mano ad un nuovo cimitero…”, pubblicato dal prof. La Sala (consigliere comunale) sul suo blog, con la speranza che altri autorevoli esponenti politici di maggioranza e opposizione facciano lo stesso. La soddisfazione deriva dal fatto che, in un’occasione pubblica, avevo avanzato la proposta di prendere in considerazione, in sede di redazione del Piano Urbanistico Comunale, la delocalizzazione del cimitero, idea in realtà non originale perché contenuta nelle linee urbanistiche del primo Piano Regolatore redatto dall’architetto professor Loreto Colombo nel lontano 1978.

L’eventuale realizzazione di un nuovo cimitero, tra redazione del PUC, individuazione del luogo e di tutti i relativi adempimenti burocratici e la dismissione di quello attuale, non potrebbero avvenire prima di una trentina d’anni. L’ipotesi di un’espansione all’interno dell’area archeologica - ipotesi nel passato da qualcuno ventilata – appare, alla luce della legislazione vigente, una pura chimera, un’ulteriore perdita di tempo che finirebbe, forse, per compromettere una nuova collocazione, considerata la ristrettezza territoriale del nostro comune e la frenetica urbanizzazione delle residue zone rurali.

A conferma della necessità di riavviare al più presto un dibattito su tale questione, non dimenticando quanto successo in un non lontano passato, crediamo di fare cosa utile ai lettori riproponendo un nostro articolo risalente al 1988, e pubblicato sul periodico “Il Domani” edito dall’allora sezione del P. C. I. di Atripalda.

Biagio Venezia

Poi, tutti insieme in gran confusione, presero a vociare:

Noi vogliamo il camposanto! Siamo carne battezzata!…

Vogliamo le nostre fosse! Un palmo di terra dove gettare le nostre ossa!…”

Rileggendo questa novella di Pirandello il pensiero corre subito alla situazione del nostro cimitero. Ormai siamo ad una situazione insostenibile. Il terremoto, distruggendo l’edificio dove si trovavano le cappelle delle Congreghe religiose, ha determinato una situazione che, con il passare degli anni, è diventata drammatica e in alcuni casi rasenta la farsa.

Il risultato è che, anche nella morte, nel nostro paese continuano le discriminazioni. Non solo non ci sono loculi ma non c’è più nemmeno un centimetro di terra ove poter seppellire i nostri morti.

Cittadini uniti in in vita, costretti ad emigrare dopo morti; bimbi sfortunati, nati e cresciuti in una baracca, non hanno visto né una casa da vivi né un piccolo loculo da morti.

È opprimente la vista di quel gruppo di piccole tombe invaso dalle erbacce.

Cosa fa l’Amministrazione Comunale per risolvere urgentemente questo problema?

Dinanzi a propositi fattibili presentate da associazioni che, da sempre, sono sensibili a questo problema decide, mesi orsono, di costruire in proprio dei loculi. Ma il tempo passa, la gente purtroppo continua a morire e l’assessore dorme.

Noi chiediamo che le associazioni interessate, alla Chiesa, a tutti i cittadini di sollevare il problema nei dovuti termini,non esclusi quelli giudiziari. Non si possono condannare centinaia di anziani, già oppressi da una vita di stenti, all’angoscia di non sapere se da morti, quel giorno, nel cimitero dei loro padri vi sarà un pezzo di terra ove possano riposare.

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