Giovedì, 21 Nov 24

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Che estate è stata?

Solo Atripalda ha pagato lo scotto della crisi sia negli eventi che nella festa patronale

Girando per i paesi e i borghi dell’Irpinia alla riscoperta dei piccoli tesori della nostra terra, durante questa estate è stato possibile imbattersi in numerose iniziative, manifestazioni e feste pregevoli e di alto spessore. Contrariamente a quello che si pensava, la crisi non solo non ha causato una riduzione degli eventi, ma si è trasformata in uno sprone per un aumento quantitativo e qualitativo dell’offerta, sia per la necessità inconscia di stare insieme creando momenti di aggregazione, sia per tentare di esorcizzarla.

Il segreto del successo è consistito nelle idee e nel volontarismo: nelle iniziative e feste più riuscite sono state queste le componenti vincenti. Ad Atripalda non è stato così. Un cartellone estivo esiguo, messo su alla meno peggio, ha scontato da un lato i limiti del budget e dall’altro la mancanza di fantasia. Alcune iniziative rimandate (probabilmente) per lutti o incomprensioni hanno ridotto ancor di più le proposte. Poi, come una manna dal cielo, è arrivato il mega finanziamento di 120mila euro ascrivibile al Piano operativo (PO) e al Fondo europeo di sviluppo regionale (FERS), entrambi creati in realtà per finanziare progetti di infrastrutture generali, innovazioni e investimenti. Eppure questi fondi verranno utilizzati per Giullarte: come è possibile? Nel Quadro Strategico Nazionale (QSN), recepito dalla Regione Campania, al punto 5 e all’Ob. Op. 1.12 è riportato: «valorizzazione delle risorse naturali e culturali per l’attrattività e lo sviluppo», cosa che francamente ha poco a che vedere con un’iniziativa come Giullarte. Un evento che a suo tempo fu sicuramente una felice intuizione finalizzata al rilancio dei luoghi e dei locali artigianali del centro antico. Tale funzione, tuttavia, è andata a diminuire nel tempo, lasciando il campo solo a spettacoli ripetitivi che nulla hanno a che fare con gli artisti di strada come quelli de Le Cirque du Soleil delle prime edizioni.

A ciò si aggiunge l’organizzazione della festa civile patronale, che dovrebbe caratterizzare ogni paese ed essere lo specchio della comunità del luogo, ma che nel nostro caso evidenzia anch’essa un inesorabile declino della città. Fatta salva la buona volontà dei componenti del Comitato più giovani, la permanenza da decenni di alcuni ha generato la protervia di chi si sente intoccabile e che condiziona tutte le scelte. Il risultato? Le manifestazioni di quest’anno sono state caratterizzate da una caduta di stile a causa di certe scelte elettoral-promozionali che non hanno di sicuro valorizzato la dignità della Città sul Sabato: la presenza del Vicepresidente del Consiglio regionale non è avvenuta, come sarebbe stato giusto, per difendere le sorti di Abellinum, ma soltanto per ricevere un plauso per spettacoli fini a se stessi.

Tuttavia sarebbe ingeneroso e non obiettivo non citare anche quello che vi è stato di positivo: sicuramente SportVillage e Infanzia Day (anche se quest’ultimo evento non era previsto per Atripalda); positivo anche l’appuntamento con Segnali organizzato da A’ Potea. Per quanto riguarda il resto: riflettiamoci e dimentichiamolo.

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