Martedì, 16 Lug 24

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Un risultato che preoccupa

L’esito del voto è unico nel panorama politico della storia repubblicana

Oltre ai risultati che hanno sovvertito tutte le previsioni della vigilia, l’ultima campagna elettorale ha manifestato diversi aspetti che, seppur presenti in tutte le elezioni, appaiono ora ingigantiti. Lo scorso 25 febbraio lo spoglio elettorale è iniziato con il sorprendente capovolgimento dei dati degli Instant Poll ed è finito alle luci dell’alba con un effetto al cardiopalma. Il risultato restituito dalle urne è unico nel panorama politico nella storia della repubblica: nessuno dei partiti, o coalizioni in lista, avrà la possibilità di formare un governo in un momento di grave crisi che vede il nostro Paese tra i più esposti al pericolo di un default economico. Ancora oggi tutti i media, i sondaggisti e i partiti politici protagonisti si chiedono con interessate argomentazioni chi ha vinto. L’unica cosa che si può affermare con certezza è che la maggioranza degli italiani ha espresso un voto per il cambiamento e chi ne esce sconfitto è il vecchio sistema. Nemmeno un terzo degli elettori ha votato per la coalizione dei partiti che governavano prima del governo tecnico, lo stesso ex premier Monti, che ha retto le sorti politiche dell’ultimo anno, ha ottenuto un risultato non soddisfacente e la coalizione alternativa di centrosinistra si è fermata al 30% dei consensi. Una situazione molto caotica che sarà difficile dipanare. Gli sviluppi li vedremo nei prossimi giorni; sembra invece interessante soffermarsi su alcuni aspetti della campagna elettorale. Ve ne sono alcuni inquietanti e forieri di grosse preoccupazioni. Nell’ultimo mese, frequentando diverse persone e avendo modo di parlare e commentare, mi sono reso conto di un fenomeno che obiettivamente è stato sempre presente nelle campagne elettorali, ma questa volta ha assunto proporzioni notevoli. Si tratta del fatto che, esclusi i dirigenti e gli attivisti, è stato difficile trovare qualcuno che ammettesse di votare per il partito che per lunghi anni ha governato il Paese e che comunque ha ottenuto oltre il 20% dei voti. A cosa è dovuta questa reticenza, che per il passato si era manifestata in tono molto ma molto più contenuto? Viene da chiedersi se tale atteggiamento non sia legato ai contenuti e alle promesse che in campagna elettorale tale partito ha fatto. La mia non è la semplice contrapposizione di chi la pensa in modo diverso, ma è la constatazione di un atteggiamento di un terzo della popolazione (complessivamente) che guarda soltanto ai suoi interessi particolari fregandosene di quelli collettivi. A nessuno piace pagare le tasse, specialmente quando si devono subire tagli massivi e indiscriminati (pensiamo soltanto alla scandalosa gestione della questione degli esodati), ma una cosa è combatterle a viso aperto con soluzioni e proposte politiche, ben altro è invece sperare in promesse che per essere mantenute comporterebbero necessariamente un ulteriore spostamento del carico fiscale sulla fascia più debole della popolazione. Se la situazione è questa non bisogna meravigliarsi di chi poi, in nome di un effimero rinnovamento, arriva a promettere di far vedere la luna nel pozzo, e che a credergli non siano stati soltanto i precari, i disoccupati e i disperati, ma anche persone che potevano valutare e scegliere con una relativa tranquillità. È come se la crisi avesse azzerato la coscienza politica, a favore di un bisogno di cambiamento generalizzato, che però porta con sé poco altro rispetto alla sua qualunquistica carica distruttiva. Grillo ha catalizzato sul suo movimento tantissime energie, anche fresche e desiderose di mettersi al lavoro. Ma il suo progetto è tristemente vecchio, e lo dimostra la volontà espressa negli ultimi giorni di caldeggiare un inciucio Pd-Pdl, in modo da tornare al più presto alle elezioni per ottenere un ulteriore vantaggio elettorale. La solita vecchia sete di potere, altro che un nuovo corso per la politica italiana!

Sul web è possibile trovare un discorso di Hitler del 1932 che molti hanno associato a quelli di Grillo, perché molto simile nei contenuti. Ma non credo che il problema è che Grillo sia un totalitario, il problema è che è un anarcoide che, pur di differenziarsi a tutti i costi, rischia di far sprofondare l’Italia in una crisi pericolosissima, dove a pagare, giocoforza, non saranno di certo i miliardari come lui.

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