Sabato, 27 Lug 24

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Erano d’oro quegli anni

Mezzo secolo fa il meglio della cinematografia è passato per Atripalda

Nel 1959 la rivista «Cinemasud» fondata da Pier Paolo Pasolini ideò la Rassegna del cinema neorealista Laceno d’Oro, i cui promotori erano due intellettuali irpini, Camillo Marino e Giacomo D’Onofrio. In pochi anni tale rassegna divenne un riferimento internazionale per la cinematografia socialmente impegnata e politicamente caratterizzata. Tra i presidenti della giuria vi furono nomi di indiscusso prestigio: ricordiamo tra questi Pier Paolo Pasolini, Cesare Zavattini, Carlo Lizzani e Domenico Rea. Le prime edizioni si tennero a Bagnoli Irpino e sull’altipiano del Laceno con l’intento di promuovere un percorso culturale in una delle province più arretrate, ma più belle, del sud. Anche Atripalda fu coinvolta in questa iniziativa, seppur in modo non continuativo, dai primi anni ’60 fino alla fine dei ’70. Nel 1963 le proiezioni dei film avvennero nella piazza di Bagnoli I., mentre la serata di gala e la premiazione si tennero ad Atripalda presso il ristorante “La Pagoda” nell’ottocentesco palazzo Sessa. Quella sera del 10 agosto nel salone e nel bel giardino di rampa S. Pasquale, dove ai piedi delle mura di cinta dell’antica Abellinum sul finire degli anni ’50 era stata costruita dal proprietario, notaio Vincenzo Sessa, – che assurse alle cronache internazionali per avere realizzato nell’incanto del fiordo di Furore sulla costiera amalfitana una serie di casette costituite da grandi botti da vino – una struttura che richiamava nelle sue linee appunto una piccola pagoda. I premi vennero attribuiti a Nanni Loy per Le quattro giornate di Napoli, a Enrico Maria Salerno, Lea Massari, Laura De Marchi e a due protagonisti di un film che era stato interamente girato nel piccolo paesino di Cairano (Av), la bellissima Dominique Boschero e Aldo Bufi Landi: il film era La donnaccia su soggetto dello stesso Marino e dell’avvocato-poeta Pasquale Stiso. Negli anni successivi vi furono altre manifestazioni mondane sempre presso “La Pagoda”, come ha avuto modo di ricordarmi l’ex gestore, l’amico Aldo Francavilla. Tuttavia, dopo il 1966 la nostra cittadina fu ancora più coinvolta: il comune di Bagnoli I. interruppe la collaborazione con gli organizzatori della Rassegna a causa del cambio di amministrazione, che si spostò ad Avellino, circostanza che fece in modo che le proiezioni dei film avvenissero per diversi anni proprio ad Atripalda presso il cinema Ideal. Intanto la stessa impostazione dell’iniziativa subì un cambiamento assumendo caratteristiche esclusivamente culturali e non più incentrate anche sulla promozione territoriale. Anno dopo anno dalla proiezione dei film in concorso scaturivano appassionanti dibattiti con registi e protagonisti. In quegli anni il meglio della cinematografia internazionale è passato per Atripalda, per alcuni il Laceno d’Oro è stato il trampolino di lancio verso affermazioni sempre più importanti. In quegli anni è stato possibile per gli atripaldesi assistere a delle anteprime di grande prestigio: possiamo ricordare come esempio I sovversivi dei fratelli Taviani del ’67, Io e Dio di Pasquale Squitieri del ‘69, Drop out e L’Urlo di Tinto Brass del ‘70. Ma è stata anche l’occasione per l’Irpinia e Atripalda di scoprire il grande cinema internazionale di Miklos Jancsò, Gabriel Rocha, Vatroslav Mimica e di grandi interpreti Ingrid Thulin, Rada Rassimov, Josè Torres, Gian Maria Volontè, Claudia Cardinale, ecc. Nel 1979, nel corso del suo viaggio in Italia, il grande regista russo Andrei Tarkovskij, quello che qualche anno dopo girerà Nostalghia, ricordò in un incontro politico-culturale nel cinema Ideal che le tavole di quel palcoscenico le aveva calcate indirettamente attraverso gli scritti di Camillo Marino e la splendida esperienza del Laceno d’Oro, che era riuscita a superare la cortina di ferro e che aveva fatto capire, a lui dissidente del regime sovietico, che la bellezza, la miseria e l’amara realtà della nostra terra attraverso la cultura non potevano fare a meno della libertà.

Purtroppo nel 1988 i fondatori del Laceno d’Oro hanno ritenuto impossibile continuare con la loro iniziativa, soprattutto a causa delle ingerenze di una classe politica che cercava in tutti i modi di condizionarli. Da allora quella luce, espressione di autentica cultura, viene tenuta accesa dall’amico Paolo Speranza e dal circolo AnimAzione.

Si è parlato tante volte del destino del cinema Ideal che, proprio al centro della nostra piazza, rischia di rappresentare il declino e il degrado della vita culturale della nostra città. Ricordare i fasti di questa struttura ai tempi del Laceno d’Oro non vuole essere una lamentazione sui bei tempi passati, ma uno sprone per cercare di riportare il nostro cineteatro al suo iniziale splendore e magari riuscire a far ritornare l’atmosfera energica e l’entusiasmo di quegli anni indimenticabili.

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