Coniugava passione letteraria e passione politica, restando un idealista
Nel nostro viaggio della memoria, un ruolo rilevante è di sicuro ricoperto dalle personalità di spicco il cui destino si è incrociato con quello di Atripalda. Una di queste è quella di Pasquale Stiso, il sindaco poeta che molti hanno paragonato al ben più noto Rocco Scotellaro sia per l’esperienza fatta e il ruolo politico rivestito, sia per il valore della produzione letteraria. Non molti sanno che anche Pasquale Stiso ha avuto un legame con la nostra cittadina, avendo sposato Ortensia Miele, sorella di Alfonso, dell’omonima famiglia che, seppur originaria di Andretta, gestisce una notevole e importante attività commerciale, che ha rappresentato e rappresenta per Atripalda una possibilità di proiettarsi anche oltre i confini provinciali. Fino al 2009 Pasquale Stiso è stato sepolto nella cappella di famiglia della moglie, proprio nel cimitero di Atripalda. Successivamente esumato per volontà della seconda figlia, oggi riposa nel cimitero di Avellino.
Ricordiamo che Pasquale Stiso, avvocato, è stato sindaco di Andretta (Av), paese dove era nato nel 1923, dal 1952 al 1956, oltre che consigliere provinciale dal 1956 al 1961, e che finì tragicamente la sua vita, a soli 45 anni nel 1968. In un’epoca come la nostra, in cui essere imparziale – seppur in maniera superficiale – sembra essere un valore, una figura come quella di Stiso ha rappresentato orgogliosamente un uomo di parte, e la parte che aveva deciso di difendere era quella dei contadini e delle classi sociali più umili dell’Irpinia degli anni ’50 e ’60 del secolo scorso. Dell’impegno sociale e politico profuso resta traccia nell’antologia dei suoi articoli scritti per “Il Progresso Irpino”, intitolata Giustizia per la mia terra, il volume del racconto Questa è una storia vera, o forse no, nonché il soggetto del film La donnaccia, scritto assieme a Camillo Marino; la sua intera opera poetica è stata pubblicata in volume lo scorso anno con il titolo Ed il giorno è venuto. A Stiso, come riconoscimento del suo impegno sociale e politico, verrà intitolata la biblioteca presso il centro culturale dell’ex-cinema Eliseo. Vivo è il ricordo nel suo paese natio, Andretta, ma più in generale in tutta l’Alta Irpinia. Quando è stata ventilata l’ipotesi di realizzare una megadiscarica di rifiuti nella contrada di Pero Spaccone nel pieno del Formicoso il pensiero è corso a lui, che sicuramente sarebbe stato in prima fila per scongiurare tale sciagurata ipotesi. Ma meglio di tutto per capirne la personalità è utile riportare quanto scritto da Italo Freda nel primo anniversario della scomparsa. Un commosso ricordo: «lassù, nella sua terra d’Alta Irpinia, dove le parole sono antiche e la fatica è sanguigna, fra turbe di contadini affamati di pane e di terra, gli pareva di cogliere sensibilmente il distacco suo e di tutti dalla felicità, dalla perfezione, dall’assoluto. Furono momenti terribili della sua giovinezza socialmente indifesa. Ma reagì con forza, accarezzando un vasto sogno di giustizia e di amore. La poesia che gli era nata dentro come sete di infinito poteva e doveva diventare l’impossibile fatto possibile, voce dell’uomo che avanza nella storia, in mezzo ad altri uomini, verso più ampi orizzonti. […] L’Alta Irpinia non gli appariva più come matrigna, terra bagnata di sudore, arida e brulla, dove “non cantano d’estate / i mietitori / perché il grano / è leggero / sulle braccia / e il bifolco / è malinconico/ dietro i buoi / nei maggesi”. La sua terra d’Alta Irpinia gli si trasformava dentro, nell’anima aperta al sogno e alla speranza. Allora egli cantò, come Gustaw Herling, poeta che si nutriva di tutto il dolore di un popolo, come nessuno ha mai cantato l’Alta Irpinia […]».
Dunque la particolarità di Pasquale Stiso è dovuta alla sua capacità di vivere insieme passione letteraria e passione politica. Un idealista che non si perdeva nell’astrattismo, ma si prodigava per concretizzare gli ideali che animavano i suoi versi, intensi e vitali. Tra le sue azioni politiche, nella prima metà degli anni ’60 fu anche avvocato difensore degli operai che lavoravano presso le fornaci Berardino, durante uno sciopero che durò oltre un mese e che fece storia, ponendo fine a un regime lavorativo che nulla aveva da invidiare a quello ‘dei padroni delle ferriere’. In un’epoca come la nostra, in cui la classe operaia ha perso la sua identità, le battaglie per il lavoro diventano paradossalmente ancora più urgenti e fondamentali. Adesso da proteggere è la generazione ‘mille euro’ e ancora di più i disoccupati e gli inoccupati. Credo che sia un’esigenza di tanti quella di affrontare queste tematiche, magari avendo come punto di riferimento un’ulteriore riscoperta della figura di Pasquale Stiso, organizzando delle iniziative di riflessione pubblica in cui venga messo al centro quello di cui parlano le sue poesie, la dignità dell’individuo e quella del lavoratore, che mai dovrebbero essere disgiunte.