La famiglia di Biagio Venezia ringrazia tutti per l’affetto e la stima e sarebbe davvero felice se l’idea avanzata da Tomasetti e La Sala si realizzasse
Caro direttore,
rivolgiamo un sentito ringraziamento a te e a tutti quelli, davvero tanti, che ci sono stati e ci sono vicini in questo momento. Le attestazioni di affetto e di stima che abbiamo ricevuto in questi giorni ci hanno davvero commosso. Non abbiamo avvertito alcuna retorica o espressioni di circostanza, ma un sincero coinvolgimento, e questo avrebbe fatto piacere soprattutto a nostro padre, che ha sempre rifuggito la banalità della retorica e le interessate esibizioni.
Tra le tante testimonianze, ci teniamo a ringraziare chi ha ricordato di nostro padre tutte le sfaccettature della sua figura personale e pubblica, tenute insieme da un’integerrima e coerente passione politica e civica, che pure si è scontrata con i limiti che sempre scontano gli ideali quando si cerca di realizzarli. Sia Antonio Tomasetti che Luigi Caputo hanno ricordato la sua militanza comunista e sindacale, mai rinnegata perché mai vissuta come pedissequo e acritico appiattimento su un’ideologia, ma come l’unica utopia possibile in una determinata epoca storica per tentare davvero di cambiare il mondo e di cambiarlo in maniera fattiva a favore degli ultimi. Nostro padre era allo stesso tempo un idealista e un pragmatico, perché per lui non aveva senso la sinistra se non come impegno concreto a cambiare le cose. Anche le delusioni ricevute dalla politica non gli avevano fatto perdere la speranza in essa, sebbene non ritenesse che ci fossero più le condizioni per un suo impegno in prima persona, perché per lui le questioni individuali non dovevano mai essere più importanti degli ideali da perseguire. Raffaele La Sala ha descritto egregiamente soprattutto nostro padre negli ultimi anni, quando ha riversato tutte le energie precedentemente profuse nell’impegno politico militante nella dedizione nei confronti della salvaguardia della storia di Atripalda e della necessità di tenere viva la memoria della sua amata città. E questo rinnovato entusiasmo non è stato vissuto come una sostituzione o addirittura un ripiego, ma anzi come la necessaria prosecuzione di un percorso di azione diretta e di partecipazione attiva.
A questa passione civica negli ultimi anni ha unito l’amore per la fotografia e l’appuntamento che sulle pagine de Il Sabato lo portava a scrivere sulla storia, sulle tradizioni e sulla cultura di Atripalda. Per usare una battuta che gli sarebbe sicuramente piaciuta: per nostro padre anche la microStoria ha la S maiuscola. Anche i piccoli eventi, i personaggi marginali, le sfumature, quello che non va a finire in maniera roboante nei libri di storia, concorrono a costruire una identità collettiva, che può alimentare una memoria davvero condivisa. A questi interventi si affiancavano le denunce sociali finalizzate soprattutto a una difesa senza compromessi del territorio e del lavoro, le proposte per promuovere le risorse locali, il pungolo a migliorare l’interazione tra istituzioni, politica e cittadini. Tale impegno scaturiva da un valore per lui superiore ed essenziale: la preminenza della res publica, ovvero il fatto che l’interesse pubblico è sempre più importante di qualunque interesse privato. Questo suo lavoro va continuato, perché ce n’è davvero bisogno. Noi faremo tutto il possibile per sostenerlo e siamo grate della prospettiva che a tal fine una selezione degli scritti di nostro padre possa essere raccolta per la pubblicazione e la diffusione.
E infine ringraziamo il Sindaco e l’amministrazione comunale, che ci hanno fatto sentire tutta la loro vicinanza. E auspichiamo di cuore che la splendida idea di La Sala e Tomasetti di intitolare alla memoria di nostro padre il giardino di Piazza Orta possa essere realizzata. Non solo perché quel giardino rappresenta il vero testamento spirituale di nostro padre, ma soprattutto perché lui era convinto che il verde e in generale la cura per l’ambiente pubblico non sono soltanto, come si è soliti pensare, natura, ma anche, e soprattutto, cultura.
Grazie da parte di Assunta, Antonella, Rossella e Simona Venezia