Il destino del convento e dell'intera zona destano inquietudine
Nessuna smentita è giunta per quanto riguarda la partenza dei frati francescani da Atripalda ed, anzi, molteplici sono state le conferme da parte dei fedeli. Di fronte ad un timore che teneva tutti sospesi ormai già da qualche anno, la novità attuale sta nella definizione di una scadenza, di una “data della certezza”: la conferma ufficiale dell’abbandono del convento attiguo alla chiesa di San Giovanni Battista, presso rampa San Pasquale, dovrebbe giungere dopo la festa della Madonna del Carmine, nella seconda metà di luglio. Padre Pedro e padre Vito potrebbero abbandonare la nostra comunità per tornare alla casa madre di Benevento. La decisione, come già accennato, verrebbe dal ministro provinciale dell’ordine dei Frati Minori del Sannio e dell’Irpinia, frate Sabino Iannuzzi, che in una splendida omelia in occasione della festa della Provincia, tenutasi a Benevento il 3 luglio del 2010 si è espresso con queste parole: «L’esperienza del prossimo Centenario tra l’altro, alla luce di alcune scelte operate in sede capitolare, non poco dolorose da comprendere e accettare, come quella del ridisegno delle nostre presenze, ci obbliga “a riscoprire un momento di grazia pasquale, affinchè la nostra specificità di minori possa essere più significativa, ma anche più profetica laddove siamo presenti” (PdV 31). Interpretando, oggi, “i segni dei tempi” siamo chiamati a riconsiderare la nostra forma di vita e la nostra evangelizzazione, tenendo conto della crisi vocazionale, dell’invecchiamento che avanza e di “sorella morte” che spesso ci visita!
Per questo sia nell’Ordine in generale sia nella nostra Provincia in particolare “ogni cambiamento costituisce una realtà che si fa sempre più visibile, ma che può rappresentare un’inedita opportunità” (PdV 31), consapevoli di dover assumere una mentalità meno autoreferenziale, aprendoci ad un’autentica scelta di condivisione e partecipazione responsabile con i laici, a partire anzitutto dalla nostra stessa famiglia secolare, anche nella co-gestione delle nostre presenze sul territorio.»
Insomma, un adeguamento ai tempi di oggi necessario e non causato volontariamente da nessuno e che colpirà Atripalda, Avella, Zungoli ed un paese del Beneventano.
Le reazioni dei cittadini sono molteplici e, se da un lato c’è chi si arrocca su posizioni di ostilità poco comprensibile, dall’altro c’è chi davvero sente il dolore per una realtà in procinto di scomparire. Decenni di ricordi, attività e tradizioni potrebbero terminare in pochi giorni e lasciare un vuoto spirituale e affettivo non indifferente.
D’altro lato, invece, c’è chi più razionalmente si interroga circa le questioni di carattere pratico: cosa ne sarà del convento? E dei gruppi che ruotano attorno ad esso?
Se i fedeli più radicati sembrano essersi in parte rassegnati all’idea di fare “ciò che Dio Vuole”, i cittadini più accaniti si preoccupano dell’abbandono totale della collina di San Pasquale poiché, tra scarsa illuminazione (sono frequenti i black out stradali), abbandono di strutture come la scuola e la conseguente presenza di facce poco raccomandabili, segnaletica orizzontale antiquata, residui di strutture ferrose che spuntano dall’asfalto, alcun ripristino (a quasi due mesi di distanza) della ringhiera crollata a seguito dell’incidente stradale e cassonetti scoperti ci si chiede: se vanno via i monaci, che vita resterà in questa zona, un tempo tra le più belle e suggestive della città? Oltre al degrado spirituale si andrà incontro anche a quello urbano? Si spera di no, per entrambe le eventualità.
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