Il titolare della Prosidea commenta: «Il Tar ha riconosciuto le nostre ragioni e siamo convinti che anche il Consiglio di Stato farà lo stesso, ma il Comune ormai ci ha presi di mira. E sul nostro conto circolano troppe favole…»
«Non esultiamo perché quando un privato è costretto a difendere i propri interessi ricorrendo alla giustizia ordinaria contro provvedimenti emessi da una amministrazione comunale nessuno può dire di aver vinto», a parlare è Attilio Strumolo, titolare della Prosidea, a qualche giorno di distanza dall’ordinanza del Tar di Salerno che dà tempo fino al 31 agosto al Comune per riaprire via San Lorenzo il giovedì mattina in occasione del mercato settimanale. «Anche se abbiamo avuto ragione - continua l’imprenditore - siamo sempre disposti a ragionare con l’Amministrazione comunale per trovare una soluzione. Non abbiamo nulla contro il mercato, ma siamo contrari alla chiusura di via San Lorenzo perché danneggia le nostre attività. Il Tar per il momento ha riconosciuto la fondatezza delle nostre tesi e aspettiamo fiduciosi anche l’esito del ricorso in appello che il sindaco ha annunciato perché crediamo che le problematiche siano oggettive: il danno economico da un lato, e sfido chiunque a dimostrare che con la chiusura di via San Lorenzo non lo abbiamo subìto, e la presa d’atto del Consiglio comunale dell’esito del referendum popolare dall’altro». Il Comune, però, non si è costituito in giudizio e, dunque, non ha introdotto argomenti che potessero confutare davanti al Tar la tesi della Prosidea. Ma Attilio Strumolo pensa, al riguardo, che non sarebbe cambiato nulla: «Sono dell’avviso che il sindaco non abbia costituito il Comune in giudizio perché convinto che il nostro ricorso sarebbe stato ugualmente respinto con motivazioni legate alla pubblica utilità del mercato. In sostanza, cioè, Laurenzano è stato solo presuntuoso ed egoista, non prendendo in considerazione i nostri ripetuti avvertimenti rispetto al fatto che saremmo andati fino in fondo per tutelare i nostri interessi. E ciò è provato anche dal fatto che, curiosamente, a distanza di otto anni, il Comune si accorge che un pezzo di suolo comunale in via San Lorenzo è stato occupato quando abbiamo realizzato l’autolavaggio». Proprio martedì scorso, infatti, l’Ufficio tecnico comunale ha effettuato un sopralluogo per verificare l’entità dello sconfinamento: «Questa è una vicenda semplicemente ridicola - si scalda Strumolo -. Fummo noi per primi ad autodenunciarci quattro anni fa, quando all’atto dell’accatastamento dell’autolavaggio seguito dal geometra Angelo Aversa riscontrammo di aver occupato anche circa 350 mq. di suolo pubblico, di cui solo 20 mq. interessati da opere murarie, perché le acque del fiume lo avevano praticamente eroso. E chiedemmo al Comune di alienarcelo visto che si trattava di un residuo di area espropriata molti anni prima per realizzare la strada. E la prova è che non più tardi di due mesi fa, in Consiglio comunale, l’intero spicchio di terreno di 1.000 mq., che solo grazie all’intervento di gabbionatura effettuato da noi all’epoca è stato sottratto alle acque del fiume, è stato inserito nel nuovo piano di alienazioni per 50mila euro. È quantomeno curioso, perciò, che dopo quattro anni di sollecitazioni senza aver mai ottenuto una risposta definitiva, il Comune si preoccupi oggi dello sconfinamento soltanto dopo che ci siamo opposti alla chiusura di via San Lorenzo». Ma non è finita qui. Attilio Strumolo sa, anche perché ha letto alcuni commenti pubblicati sul nostro sito internet, che nella convinzione di qualcuno quella del ponticello sparito e quella della sbarra davanti alla chiesa sono vicende poco chiare. «Ne approfitto per precisare, a beneficio di chi evidentemente non è informato bene, che il ponticello è stato portato via da una piena nel 1998. E più precisamente un pullman custodito ai margini del deposito giudiziario Mazza che all’epoca sorgeva in quell’area precipitò in acqua e, spostato dalla corrente, divelse il ponticello, che in realtà era una semplice trave di legno appoggiata sulle sponde. A quell’epoca, fra l’altro, ancora non eravamo proprietari di quei suoli e, comunque, spetta eventualmente al Genio Civile ripristinare il ponticello, non a noi. La sbarra davanti alla stradina che conduce alla chiesa di San Lorenzo, invece, ci fu autorizzata dall’Amministrazione comunale nel 1997, quando non erano ancora sorte tutte le attività che vi sono oggi come il bar e la pizzeria, con il parere favorevole dei Carabinieri e dei Vigili urbani, per salvaguardare la pubblica decenza perché la zona nelle ore serali era teatro di atti indicibili. La sbarra era automatizzata, ovvero si abbassava di sera e si alzava di mattina attraverso un timer, ma è stata ripetutamente danneggiata dai vandali, fino al punto che abbiamo deciso di non ripararla più, tant’è che oggi non funziona e la stradina è sempre aperta. Ci tenevo a chiarire anche questi passaggi - conclude Strumolo - perché dispiace constatare che qualcuno avanza ipotesi diverse ed assolutamente false».
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