Messaggi d’amore e richieste di sovvenzione ai detenuti; ad Atripalda, ultimamente stanno accadendo cose strane
Ad Atripalda, ultimamente stanno accadendo cose strane. Qualcuno si sta divertendo ad imbrattare i muri con messaggi d’amore; la scritta “Carmen ti amo” è comparsa all’improvviso in diversi punti della città: Monumento ai Caduti, Piazza Sparavigna, contrada Santissimo. La Carmen in questione probabilmente “bazzica in diverse zone”; è quantomeno improponibile questa dichiarazione amorosa “esagerata”. I casi sono due: o ci troviamo davanti ad un burlone, che in barba all’art. 639 del Codice Penale che considera l’imbrattamento reato, deturpa cose mobili e immobili altrui di interesse storico, o ci troviamo davanti ad uno “esperto Spregiudicato” che marca la città alla ricerca di “Carmen” e delle sue amiche. Sulla dogana invece è apparta una frase pseudopoetica ripresa da un pezzo della canzone di Franco Battiato “La cura”: questo essere speciale, semplicemente chiamato “more” probabilmente passa spesso per Piazza Sparavigna. Non tralasciamo neanche la scritta azzardata sulle impalcature: “Nanà vieni via con me…ti amo by A.K”. Per esprimere il suo amore A.K. ha rischiato parecchio. Ma la scritta minacciosa spuntata all’improvviso sulle mura del parco della Acacie, non concede tanto spazio all’immaginazione. Con lo spray blu un tale ha lasciato un monito spaventoso: È nun te skurd’maje e ki sta carcerat” con cinque pallini posizionati a mò di dado ed un cuore sulla parola “carcerat”. La frase, ripresa da uno stile chat ed sms, è un misto di dialetto napoletano e di gergo giovanile-degradato: ricalca i motti dei quartieri bronx partenopei e delle gioventù bruciate. Il tale chiede di non dimenticare i detenuti, ma quali? La simbologia criminale è piena di simboli: i cinque pallini sono un simbolo di camorra. Negli anni 70 ed 80 gli affiliati ai clan usavano tatuatasi tra l’incavo del pollice e dell’indice destro cinque puntini. Molto praticato nelle carceri, il tatuaggio di camorra denominato “devozione”, veniva fatto dalla stessa persona che voleva tatuarsi (l’auto-tatuatore). La faccia del dado, quello disegnato sul muro del parco delle Acacie (quattro angoli del quadrato e un puntino al centro) simboleggia il carcere: l’uomo tra le quattro mura della cella. Chi ha disegnato quel simbolo lo avrà fatto probabilmente conscio; il simbolo è sicuramente agghiacciante e preoccupante. Chi non deve mai dimenticarsi dei detenuti amici? Non c’è da stare tranquilli neanche in caso di emulazione balorda: chi prende ad esempio frasi e simbologie criminali non è certamente una persona onesta. C’è una moltitudine di stolti che imbratta i muri con svastiche e stelle a cinque punte, i cinque punti sono dello stesso livello. Queste Carmen sparse per la città e queste richieste di sovvenzione ai detenuti lasciano molti interrogativi. È un monito? Non possiamo ancora saperlo, quello che dobbiamo sapere è che non dobbiamo mai abbassare la guardia.
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