Lo stato di agitazione dei dipendenti dell’Asa potrebbe provocare una nuova emergenza igienico-sanitaria. L’Amministrazione invita cittadini e commercianti a contenere i conferimenti
Nell’ultima settimana circa cento tonnellate di rifiuti (proveniente anche dai paesi limitrofi) si è ammassata in strada a causa dello sciopero dei dipendenti dell’Asa e, più in generale, delle difficoltà che si stanno incontrando nella gestione del passaggio di consegne dai consorzi dei comuni alla Provincia. La protesta dei 50 netturbini attualmente in forza all’Asa nasce da molteplici fattori ed è, probabilmente, destinata a durare fino a quando non avranno le necessarie garanzie contrattuali legate al loro trasferimento dall’Asa a IrpiniAmbiente, la nuova società provinciale che dal prossimo gennaio gestirà tutti i servizi del settore rifiuti. In sostanza, i netturbini in particolare, ma in generale tutti i 600 dipendenti delle varie società che si occupano di spazzatura (consorzi, discariche, impianti e così via), sono preoccupati sia perché dovrebbero essere assunti con un contratto diverso da quello attuale (Fise e non Federambiente), sia perché ancora non hanno avuto assicurazioni sull’entità e sulle modalità di salvaguardia del trattamento di fine rapporto (Tfr), sia perché, secondo indiscrezioni, potrebbero esserci dei tagli, soprattutto nei settori amministrativi e fra i netturbini se i comuni decideranno di gestire in proprio il servizio di spazzamento. Un altro braccio di ferro, infatti, che coinvolge Provincia e comuni riguarda proprio il servizio di spazzamento che l’ente di Palazzo Caracciolo vorrebbe trasferire ai municipi, ma dalla maggior parte di questi si alza un muro soprattutto per ragioni di carattere economico visto che la riscossione della Tarsu, a partire dal prossimo anno, spetterà a IrpiniAmbiente che, a sua volta, dovrebbe mensilmente girare le relative quote ai Comuni per pagare i netturbini o, quantomeno, le ditte esterne appaltatrici del servizio, invertendo il flusso di denaro che finora tanti problemi ha creato per i mancati pagamenti delle bollette da parte dell’utenza. Ed, infine, c’è anche un problema che riguarda il cattivo stato degli automezzi (il 60% sarebbe fuori uso) per mancanza di manutenzione. Insomma, è un bel ginepraio che difficilmente si riuscirà a risolvere definitivamente. Nel frattempo i comuni irpini, in particolare Atripalda, grazie ad un costante pressing sia nei confronti del Prefetto che dell’Asa, hanno cercato di correre ai ripari per evitare emergenze di carattere igienico-sanitario ed il rischio di dover chiudere le scuole. Da qui l’invito, attraverso un manifesto firmato lunedì scorso dal sindaco Laurenzano e dall’assessore all’ambiente Foschi, a limitare il conferimento in strada dei rifiuti rivolto a cittadini e commercianti. Nei giorni scorsi, dopo varie sollecitazioni e diffide (insieme alla minaccia di una denuncia per interruzione di pubblico servizio), la raccolta e la pulizia delle strade in città sono ripartite, seppure molto lentamente (con due compattatori ed una spazzatrice). Mercoledì e, soprattutto, giovedì sono stati ritirati circa 22 tonnellate di rifiuti (l’equivalente di due giorni) e c’è la ragionevole speranza che nel giro di una settimana le strade possano ritornare pulite se il servizio di raccolta continuerà regolarmente e sempre che non si continuino ad ammassare molti più rifiuti di quanti se ne possano raccogliere. Tuttavia, per martedì 14 dicembre è prevista una nuova giornata di sciopero dei netturbini, che sarà preceduta da un incontro in Prefettura, fissato per lunedì, fra i sindaci dei comuni maggiori, i sindacati ed i vertici di IrpiniAmbiente per chiarire le problematiche legate allo spazzamento e, quindi, la sorte dei 50 addetti al servizio.