Giovedì, 09 Gen 25

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Giovino: E’ arrivato il momento di farmi da parte

Le motivazioni personali ed organizzative che hanno spinto l’interprete di Cristo a “lasciare la croce” al figlio

Gli ultimi... attimi di Enrico Giovino nei panni di Gesù

Cambio di guardia e di guardie per la tradizionale Via Crucis cittadina che da quindici anni si è trasformata in una vera e propria rappresentazione “teatrale” a cielo aperto amata dalla maggior parte degli atripaldesi e che in quest’ultima edizione ha raggiunto l’apice del successo negli scavi dell’antica Abellinum. Curata dalla Pro Loco, da quasi 150 anni è la famiglia Giovino a farsi carico della croce, personificando il Cristo nella sua passione e mostrando con impegno il profondo legame a questa tradizione. Enrico Giovino, tuttavia, quest’anno ha scalato il Calvario per l’ultima volta ed ha passato il testimone al figlio Rino. A farsi da parte anche gli ormai rodati centurioni Ferruccio Solimene, Maurizio Aquino, Gerardo Esposito e Giovanni Romito.
Come spiega questa decisione, d’altronde non annunciata, di passare l’impegno a suo figlio?
La prima spiegazione che posso dare è sicuramente di carattere personale. Dopo quindici anni che ho vissuto questa esperienza sulla mia pelle, ho capito che era giunto il momento di farmi da parte. L’ho capito a fronte dell’ottima riuscita di quest’anno, ma l’ho sentito dentro pochi minuti prima che la rappresentazione avesse inizio. Ho chiamato mio figlio che personificava il Cireneo e gli ho detto di stare attento, di vivere l’esperienza di quest’anno con maggior profondità perché nel prossimo sarebbe toccato a lui.  detto di stare attento, di vivere l’esperienza di quest’anno con maggior profondità perché nel prossimo sarebbe toccato a lui.
Il passaggio della croce al Cireneo su rampa San Pasquale quest’anno ha dunque avuto un significato in più?
Si, è stato il simbolo della responsabilità trasmessa a mio figlio: la responsabilità di una tradizione che si basa prima di tutto sulla spiritualità e la forza interiore. Io ho sentito una voce che dentro di me diceva “Hai dato quello che dovevi, ora non tocca più a te”, mi diceva di lasciare spazio ad altri e così ho fatto. Rino, mio figlio, è rimasto in un primo momento spiazzato, non se lo aspettava ma ha accettato di buon grado così come il Cireneo. In questo momento mi preme anche ringraziare Carmine Tranchese e Gerardo Oliva che mi hanno aiutato in tutti questi anni, il primo con la croce ed il secondo con il trucco.
Ci sono anche motivazioni non personali dietro questa scelta?
Da questa edizione porto con me sicuramente anche molte delusioni che, tuttavia, non hanno influito più di tanto sulla decisione, ma mi hanno fatto riflettere.
Si riferisce a qualche episodio in particolare?
Mi riferisco al fatto che Fernando Cucciniello sia stato costretto a firmare un’assunzione di responsabilità poche ore prima dell’inizio della rappresentazione condizionato dallo spettro dell’annullamento del tutto. Mi riferisco al fatto che questo sia avvenuto in tali modalità e tali tempi nonostante il sindaco ci tenga alla manifestazione quanto tutti noi. E poi abbiamo dovuto quasi pregare l’Ufficio Tecnico Comunale per fissare le croci su San Pasquale, preoccupati anche loro per responsabilità ed incolumità e, infine, abbiamo iniziato con più di un’ora di ritardo perché la Via Crucis della Chiesa del Carmine è uscita alle 19.45 circa: avevamo stabilito come orario d’inizio le 20.00 proprio per coordinarci con l’altra Via Crucis che sarebbe dovuta uscire alle 19.00 e invece è sballato tutto. In ultimo, ho percepito anche una generale mancanza d’interesse nel diffondere l’importanza del messaggio della Passione tra i più piccoli poiché avevo proposto di coinvolgerli maggiormente portando le scene del processo e della cena nelle scuole elementari: tutti hanno detto che era una buona idea ma nessuno si è reso disponibile per realizzarla. E così è per tutto, le cose sono belle ma basta che le facciano gli altri.
E gli atripaldesi?
Anche quest’ anno hanno dimostrato partecipazione come pubblico e disponibilità con il 5 per mille che ci ha aiutato a rendere la Via Crucis così bella. Ma… quando si tratta di impegnarsi direttamente anche come attori, impegno al quale ho più volte esortato tutti, si sono sempre tirati indietro e dunque si è reso sempre necessario ricorrere ad una compagnia di attori.
E allora come crede che sarà la situazione il prossimo anno?
Non si sa. Con queste premesse non credo sia possibile continuare come oggi. La mia proposta, al Comune, alla Pro Loco e ai parroci è quella di fermarsi per un anno e ritornare alla Via Crucis pomeridiana come quindici anni fa e come quando c’era mio padre, con l’uomo incappucciato in processione dalla chiesa e le tre cadute su San Pasquale. Si darebbe così il tempo di stabilizzare un po’ le cose e di mettere sul piatto due opzioni: tornare alle origini buttando al vento non solo tutto l’impegno e la professionalità di questi anni ma anche il lustro che ha dato alla città e alle sue bellezze oppure decidere di impegnarsi tutti insieme per far sì che una cosa così bella non muoia. La scelta sta nella disponibilità che verrà mostrata.
E lei si farà da parte completamente?
No, no. La mia presenza sarà discreta, sarà organizzativa come sempre e mi impegnerò comunque. Ho intenzione di creare un libro ed un Cd che racchiudano tutta la storia di queste 15 edizioni e in questo mi aiuterà Lello Barbarisi. Inoltre sento di dover ringraziare tutti coloro che mi hanno accompagnato anche nella preparazione “estetica” come il coiffeur Gerardo Oliva che, come me, quest’anno ha fatto il suo passo indietro. Ho già chiesto a Don Enzo de Stefano di poter installare la croce realizzata con l’aiuto di Carmine Tranchese che mi ha “accompagnato” in queste edizioni presso ‘a preta ‘ra Maronna in segno di devozione. Ora toccherà a mio figlio costruirsi la sua e cercare di sentire sulla pelle le stesse emozioni e la stessa spiritualità che ho sempre percepito nel portare la croce. Perché una cosa è importante che si comprenda, anche a fronte delle molteplici critiche di cui ho letto: ho sempre percepito nella mente e nel corpo e nel mio cuore le sofferenze del Cristo, la mia partecipazione è sempre stata colma di devozione e profonda spiritualità e ciò che ho tentato di fare è sempre stato cercare di arrivare al cuore delle persone facendo percepire l’Amore di Gesù nel suo immane sacrificio. Spero che questo sia stato recepito.

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