L’imprenditore che nel ’98 finanziò il restauro della facciata e del campanile chiede al Comune di non lasciar morire l’edificio
Vedere il convento ridotto in quello stato è stato per lui come ricevere un pugno nello stomaco: Enzo Angiuoni c’è rimasto davvero male quando ha visto che la facciata sta cadendo a pezzi e che le erbacce stanno ingoiando la struttura lungo il perimetro. Nel 1998 Enzo Angiuoni, coinvolto da fra’ Giacinto, finanziò non solo il restauro della facciata, ma anche il campanile e alcuni ambienti interni ed una targa davanti all’ingresso della chiesa di San Giovanni Battista è lì a testimoniarlo.
L’imprenditore tessile mancava da Atripalda da un anno, da quando, cioè, il convento è praticamente inutilizzato dopo che i frati minori hanno fatto i bagagli, abbandonando, di fatto, la struttura a sé stessa. «Non è possibile che un complesso del genere sia lasciato morire - afferma turbato Angiuoni -. Occorre intervenire immediatamente, altrimenti rimetterlo in sesto verrà a costare molto di più. L’intonaco della facciata si stacca con le mani, credo che il Comune abbia l’obbligo di intervenire tempestivamente. Per quanto mi riguarda, quando è stato necessario, non mi sono mai tirato indietro. E lo stesso ho fatto per la Chiesa Madre e per la Chiesa del Carmine. Ma la manutenzione va curata periodicamente altrimenti nel giro di pochi anni tutti gli sforzi saranno stati inutili. Non so perché qua, al convento, non c’è più nessuno ad occuparsene, ma qualcuno deve fare qualcosa».
Dopo un anno, quindi, pare che i propositi di non lasciar morire il convento non siano stati completamente centrati. Di sera c’è padre Lorenzo che celebra la messa nella Chiesa di San Giovanni Battista mentre la Gioventù Francescana ed i Boy Scout utilizzano gli ambienti interni per le loro attività. Ma se almeno questi ambienti sembrano essere minimamente curati, tutt’intorno cresce l’erba e le mura perdono l’intonaco. E se un anonimo benefattore si sta occupando del restauro dell’annessa cappella della Madonna, nessuno sembra più avere a cuore le sorti del convento nonostante tutte le proposte (il centro della Gifra Regionale) le rassicurazioni in proposito avanzate al momento della “diaspora” dei frati ed anche durante la celebrazione “d’innesto” di don Ranieri Picone”. Punto focale, ora è cercare di capire se ci sia bisogno di una sinergia tra le parti interessate. In ogni caso, di questo passo il cuore degli atripaldesi rischia di stringersi assieme a quello di Enzo Angiuoni e di cadere in pezzi assieme al secolare monumento francescano.
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