Giovedì, 09 Gen 25

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La scomparsa di zì Fonzo

Portava il nomignolo di uno zingaro, la città ha pianto per lui

Rodolfo Gengaro

La notizia della sua prematura scomparsa ha fatto il giro di molte città del centro sud, perché Zì Fonzo, come lo conoscevano tutti era stimato e conosciuto anche fuori dai confini della nostra città. Zì Fonzo, all’anagrafe Rodolfo Gengaro scomparso a soli 52 anni a causa di una malattia incurabile era infatti uno di quei pochi atripaldesi che fuori conoscevano tutti. Il suo soprannome era noto nei vicoli del centro storico di Napoli come negli angoli più sperduti dell’alta Irpinia. Se facevi il suo nome nel Cilento o a Gaeta, sul Gargano o in Basilicata forse nessuno lo ricordava, ma se dicevi che eri di Atripalda e che conoscevi Zì Fonzo il discorso cambiava. Già, proprio così. Atripalda con la sua scomparsa non ha perso solo un onesto e stimato cittadino, ma ha perso un personaggio, che si può ricordare per anni, uno di quelli che non passa sotto silenzio, ma che resta nella mente e nel cuore della gente. Al suo funerale Don Ranieri Picone ha detto proprio così, visto che in chiesa lo si vedeva poco, ma è con le azioni che si conquista il “Cielo”. Lui è nato generoso e nonostante le avversità della vita, le amarezze quotidiane,  è scomparso con un cuore ancora gonfio di generosità. Molti, moltissimi gli attestati di stima giunti in redazione per ricordalo, moltissimi hanno chiesto di ricordarlo, di ricordare la sua vitalità, il suo altruismo, la sua voglia di vivere per condividere.
L’unica richiesta è stata quella di essere accompagnato nel suo ultimo viaggio da una carrozza spinta da cavalli, molti hanno assistito ed hanno pianto al passaggio del feretro. Il silenzio rotto dal calpestio degli zoccoli dei cavalli ha davvero provocato sentimenti forti, ma Zì Fonzo meritava questo rispetto. Lo hanno pianto le persone più deboli, quelle più colpite dai problemi, quelli più vicine a lui, quelle alle quali Zì Fonzo non chiudeva mai le porte. Molti ragazzi di strada che con lui hanno trovato la via giusta, quelli aiutati economicamente da un uomo che amava allungare la mano e non nasconderla per evitare problemi. Ecco perché Don Ranieri Picone ha detto che il “Cielo” si conquista anche non frequentando troppo la chiesa, perché forse vale più la buona azione che la presenza senza convinzione. Nato ad Atripalda da Sabino Gengaro e Concetta, Rodolfo ha vissuto con le sorelle Anna, Ermelinda e i fratelli Nicola e Amerigo. La famiglia ha sempre vissuto nel commercio e il padre Sabino lo portava fin da bambino ai mercati dove già da ragazzo si faceva valere. Subito dopo il terremoto del 1980, quando i mercati furono sospesi volò negli States in cerca di lavoro, perché non amava restare inattivo. La madre dopo sei mesi lo chiamò per riorganizzare i lavoro ai mercati e così Rodolfo insieme alla moglie Maddalena tornò in Italia, dove per oltre 30 anni è stato uno dei massimi esponenti del commercio ittico atripaldese. Preferì la sede fissa quando il figlio Sabino preferì gli studi universitari alla vita dei mercati, sempre più in difficoltà. Le attività di Rodolfo nel campo alimentare e ittico gli hanno procurato benessere ma anche tanti amici con i quali condivideva tutto. Amava stare con gli altri e amava trascorrere il suo tempo libero ad Atripalda. Per tutta una vita è stato soprannominato Zì Fonzo, come Alfonso lo “zingaro” di Atripalda, nomignolo che non ha mai rinnegato, anzi che ha portato con orgoglio, da vero atripaldese, perché era lo stesso dell’amato padre Sabino.

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