Domenica, 29 Dic 24

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AssoCia non si arrende

I commercianti si confermano contrari alla vendita del Centro Servizi

Il Centro servizi, in un modo o nell’altro, è stato messo sul mercato. La scorsa settimana la maggioranza ne ha deliberato in Consiglio comunale sia il cambio di destinazione urbanistica (da terziaria a commerciale) sia la sostanziale alienazione per almeno 4.330.000 euro verificando preliminarmente la possibilità di cederlo temporaneamente attraverso la formula della “locazione finanziaria” (in termini tecnici “lease back”) meglio spiegata a parte. A nulla è valsa, dunque, la protesta di AssoCia, l’associazione dei commercianti e degli artigiani di Atripalda, manifestatasi attraverso interviste, una lettera aperta ai Consiglieri, striscioni esposti dentro e fuori il Comune e la partecipazione con una rappresentanza degli iscritti alle due sedute di Consiglio comunale dedicate all’argomento. Intuibile, perciò, la delusione del presidente Gerardo Iannaccone.

Presidente, non ce l’avete fatta…

Le abbiamo provate tutte, ma non siamo stati ascoltati. L’amarezza è tanta, sia perché un immobile realizzato per supportare il ceto produttivo è stato immolato alla causa dei debiti, sia perché le nostre reiterate richieste di collaborazione sono rimaste lettera morta.

Si riferisce alla vostra proposta di gestione?

A quella, ma non solo. Sono diversi gli aspetti che non riusciamo davvero a comprendere in tutta questa vicenda. Lo abbiamo anche spiegato nella lettera che abbiamo consegnato ai Consiglieri prima che deliberassero l’alienazione del Centro servizi. In un periodo come quello attuale, in cui la congiuntura economica sfavorevole sta danneggiando principalmente il settore produttivo, riteniamo paradossale privare il comparto di una risorsa che se meglio utilizzata potrebbe rivelarsi un valore aggiunto. Ed, inoltre, dal momento che il disavanzo complessivo risultante dal Bilancio 2008 ammonta proprio a 3,1 milioni di euro, cioè il valore del Centro servizi stimato dall’Ufficio tecnico con l’attuale destinazione urbanistica terziaria, che motivo c’era di modificare la destinazione d’uso a commerciale portando il valore a 4,3 milioni di euro e mettere sul mercato una struttura che, in caso di vendita, incentiverà solo la Grande distribuzione ai danni del tessuto produttivo cittadino?

Ha provato a trovare una spiegazione?

Certo che c’ho provato, ma non ne ho trovata neanche una totalmente compatibile con i principi di una sana Amministrazione pubblica che come unico scopo ha quello di tutelare gli interessi della comunità che rappresenta.

Si spieghi meglio…

Intanto, se la maggioranza avesse conservato l’attuale destinazione urbanistica anche AssoCia avrebbe potuto partecipare sia al bando per la locazione finanziaria, sia a quello per l’alienazione perché, ovviamente, non siamo e non possiamo essere interessati ad una gestione di carattere commerciale del Centro servizi. I nostri consulenti avevano già preparato un piano di ammortamento per un capitale di 3 milioni di euro da restituire in 30 anni con una rata mensile di 16mila euro, una somma non troppo lontana dall’obiettivo che ci eravamo posti quando abbiamo consegnato, quattro anni fa, lo studio di fattibilità per la gestione dell’immobile.

La vostra proposta di allora, però, non è stata ritenuta convincente…

Se si riferisce a ciò che ha detto in Consiglio l’assessore al patrimonio Adamo, riteniamo che valutare compiutamente uno studio completo e documentato come quello che abbiamo consegnato noi, costato 10mila euro, solo con una veloce lettura prima di arrivare in Consiglio sia quantomeno presuntuoso. E prima d’ora in quale occasione l’Amministrazione, quella passata o quella attuale, ci ha interpellati per verificare se esistevano i margini per rivedere o ridiscutere la nostra proposta? Ed invece, forse vale appena la pena ricordare che fra i banchi dell’attuale giunta c’è ancora chi nel 2005, in barba all’originaria destinazione urbanistica tentò di affidare direttamente e gratuitamente il Centro servizi alla Nuct, una scuola di cinema e televisione, ma fortunatamente fu bloccato in Consiglio comunale dall’ex assessore Solimene. Oppure chi, nello stesso periodo, dubitando della nostra credibilità, arrivò addirittura a sperare che nessuno dicesse nulla alla Comunità europea, ma oggi non ha avuto alcun dubbio a concorrere ad una discutibile manovra finanziaria mettendo sul mercato un bene del genere solo per coprire i debiti e perdipiù con il cambio di destinazione urbanistica per realizzare il maggior profitto possibile, proprio come farebbe uno speculatore.

È questo quello che pensa?

E perché non dovrei pensarlo? Quali altre spiegazioni ci sono? Personalmente sono portato a credere che ci sono altri debiti ancora nascosti per cui servono più soldi di quelli scritti nei bilanci del Comune oppure che l’Amministrazione si prepara a gestire l’ultima parte del mandato con le tasche piene a spese dei commercianti e della città in generale dopo anni di vessazioni che non hanno prodotto alcun risultato concreto.

Lei, da imprenditore, pensa che si troverà un acquirente disposto a versare almeno 4,3 milioni di euro?

Questo, per la verità, è l’aspetto che forse più mi conforta, anche se resto seriamente preoccupato per la situazione economica del Comune ed auspicherei una soluzione diversa, soprattutto se trovata fra quelle che noi proponiamo. A mio parere, l’appetibilità del Centro servizi, a quella cifra, è tutta da verificare. L’immobile, così come è stato immaginato di venderlo, e cioè senza il parcheggio esterno, proprio perché non è stato progettato per una destinazione commerciale, non soddisfa pienamente i requisiti stabiliti dalla Legge regionale 1/2000 che indica un rapporto di 0,8 fra i mq. destinati alla vendita e i mq. destinati a parcheggio per le medie strutture e di 1,5 per le grandi. In altre parole, chi volesse aprire un supermercato potrebbe sfruttare solo la metà della superficie commerciale, chi volesse aprire un centro commerciale su due livelli ancora meno sempreché riesca ad ottenere l’autorizzazione regionale. Le uniche attività in grado di sfruttare pienamente gli spazi del Centro servizi sono quelle a carattere prevalentemente espositivo, per esempio i negozi di arredamenti; i megastore, per esempio i negozi di piccoli e grandi elettrodomestici; oppure gli esercizi con licenza di vicinato speciale, per esempio i negozi di prodotti ingombranti. Il mercato a cui si rivolge il Comune, perciò, si presenta molto più ristretto di ciò che si può pensare e personalmente, seppure non escludendo che possa già esserci qualche imprenditore interessato, ritengo che non sarà facile trovare qualcuno disposto a sborsare almeno 4,3 milioni di euro, più i costi di adeguamento alle norme sulla sicurezza e le spese di ristrutturazione. E poi c’è anche il problema del mercato settimanale…

In che senso?

Chi eventualmente acquisterà il Centro servizi, sperando magari di poter offrire alla propria utenza anche il parcheggio pubblico adiacente, deve sapere che una volta a settimana non sarà possibile perché quegli spazi ospiteranno le bancarelle oppure le auto degli avventori.

Semprechè il mercato sarà trasferito in quella zona…

Ancora non è detta l’ultima parola, ma da ciò che avverto ci sono forti spinte, non tutte motivate o comprensibili, in quella direzione visto che nessuno sembra essersi posto il problema del verde e della pavimentazione, all’epoca costati certamente non poco. Noi siamo di diverso parere e lo abbiamo anche comunicato ufficialmente all’Amministrazione un mese fa: la naturale collocazione del mercato, sia per tradizione che per volontà popolare, è nel centro cittadino, naturalmente prevedendo una serie di accorgimenti che tutelino Piazza Umberto I e la vivibilità dei residenti. Riteniamo, cioè, che la sistemazione delle bancarelle lungo l’asse via Gramsci-via Fiume-Piazza Sparavigna sia la migliore, insieme ad una rigorosa razionalizzazione delle autorizzazioni per ridurre l’eccessivo numero di ambulanti. Anche su questo tema aspettiamo di confrontarci con l’Amministrazione prima che sia troppo tardi.

Tornando al Centro servizi: è troppo tardi per fare ancora qualcosa?

A queste condizioni abbiamo le mani legate. Per la seconda volta siamo stati tagliati completamente fuori da ogni possibile iniziativa che riguarda il destino del Centro servizi, prima escludendoci dalla gestione e poi da qualunque forma di partecipazione. A questo punto aspettiamo solo che vengano resi disponibili tutti gli atti per verificare se la nostra protesta può continuare in altre sedi. A breve ci sarà una riunione del direttivo per decidere il dà farsi.

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