La città si è fermata per rivolgere l’ultimo saluto al già comandante della Polizia municipale: cittadini, amici, colleghi e amministratori si sono stretti intorno alla moglie ed ai fratelli
Una folla commossa e silenziosa ha accompagnato, questo pomeriggio, il feretro di “Nino” Colantuoni per rivolgergli l’ultimo saluto nella Chiesa Madre. Alla funzione religiosa, officiata da don Ranieri, parroco della Chiesa del Carmine e da don Jean Claude, viceparroco della Chiesa di Sant’Ippolisto, hanno preso parte cittadini, amici, amministratori ed ex colleghi per rendere omaggio al già comandante della Polizia municipale di Atripalda spentosi ieri mattina all’età di 64 anni. Lacrime e dolore erano evidenti nei volti di quanti lo avevano conosciuto per ragioni personali o professionali. Il sindaco Paolo Spagnuolo, parte della giunta e del consiglio comunale, il comandante dei Carabinieri Costantino Cucciniello, l’attuale comandante della Polizia municipale Parziale insieme al collega di San Potito Domenico Giannetta, ex amministratori, funzionari comunali, Vigili urbani, l’«amico» di sempre Gennaro Marena e soprattutto tante persone si sono strette intorno alla moglie “Ena” ed ai fratelli Umberto ed Enrico per aiutarli a farsi forza. L’aspetto più angosciante della scomparsa di Carmine Colantuoni, causata da un cancro ai polmoni diagnosticato solo tre mesi fa, al quale tutti hanno pensato sia quando si è saputo della malattia che quando è arrivato il tragico momento del trapasso, va a toccare la figura di un uomo aitante, giovanile e disponibile che proprio quando avrebbe potuto “godersi la vita” dopo quasi 39 anni di lavoro è stato chiamato prima a soffrire terribilmente e poi a lasciare tutto. Decine i manifesti incollati sia sulle cantonate cittadine che nei pressi dell’abitazione di piazza Umberto I, a testimonianza del forte sentimento di lutto che ha attraversato Atripalda. E Atripalda oggi ha “salutato” il comandante Colantuoni, nato, cresciuto e affermatosi nella sua città che ieri la lasciato per sempre.
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