I dipendenti non percepiscono lo stipendio dal mese di maggio perché la Regione non copre più tutte le spese
La “Casa di Adele”, la comunità terapeutica residenziale per pazienti con disagio psichico, che dal 2003 opera in una struttura di proprietà comunale sita in via Serino, rischia di chiudere i battenti nel giro di qualche mese. I dodici operatori già non percepiscono lo stipendio da otto mesi (per un totale di circa 150mila euro lordi) ed hanno proclamato lo stato di agitazione continuando, comunque, a garantire assistenza agli ospiti della struttura. Alcuni di essi, però, hanno già preferito dare le dimissioni non potendo più raggiungere il posto di lavoro a proprie spese mentre quelli rimasti hanno intenzione di avviare un’azione legale attraverso il sindacato Cgil perché temono di perdere gli stipendi arretrati.
Una situazione preoccupante, sia per i lavoratori che per gli ospiti (attualmente 8, alcuni dei quali atripaldesi), causata dalla nuova normativa regionale che dal mese di maggio, dopo dieci anni di tira e molla, non prevede più la copertura delle spese, pari a circa 250mila euro all’anno, a totale carico dell’Asl (e, quindi, della Regione), ma in misura del 40%, mentre la cosiddetta “quota sociale” pari al 60% è a carico dei comuni (o dei consorzi sociali) e degli utenti in base alle fasce di reddito Isee. Da otto mesi, cioè, l’ente gestore della struttura, l’Acli Projet Onlus, dovrebbe fatturare le prestazioni non più solo all’Asl Av2, ma anche agli altri soggetti coinvolti, in ragione della quota di compartecipazione. Ma anche i consorzi sociali sono in difficoltà perché non tutti i comuni corrispondono regolarmente le quote ordinarie (7 euro per abitante). Fra l’altro, in questa fase, l’assemblea dei sindaci del Consorzio sociale A6 a cui fa capo Atripalda sta per eleggere un nuovo Consiglio di Amministrazione. E dal momento che, dopo le Amministrative di maggio, la maggioranza dei sindaci è passata all’UDC è probabile anche che l’attuale direttore Carmine De Blasio, presidente provinciale del PD, possa essere avvicendato. L’assemblea dei sindaci si è già riunita lunedì scorso per procedere all’elezione del CDA, ma è stata aggiornata perché non erano tutti presenti. In ogni caso, anche i comuni sono in difficoltà economiche e c’è il rischio che i fondi per tenere in vita strutture come la “Casa di Adele” non si trovino. Il Comune di Atripalda, per esempio, ha già accumulato un debito verso l’Asl di circa 280mila euro relativo agli anni 2009, 2010 e 2011 per le quote di compartecipazione alle prestazioni socio-sanitarie, senza contare il 2012 e la quota aggiuntiva da maggio in poi per gli ospiti della “Casa di Adele”. L’unica strada che potrebbe garantire la sopravvivenza della comunità di via Serino è quella di modificarne lo status, trasformandola in struttura sanitaria, in modo che la Regione continui a sovvenzionarla al 100%.
Da quando è sorta, la “Casa di Adele” ha registrato circa 80 ingressi, ospitato oltre 40 persone, portando a termine con successo diversi reinserimenti domiciliari e sociali.
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