Archiviato l’esito della crisi al Comune, la vicenda di Abellinum suggerisce una riflessione più ampia
Momenti di stasi politica al Comune di Atripalda (forse anche e paradossalmente “favorita” dal caos generato dalla cessione di Abellinum) che è conseguita alla decisione assunta dal sindaco Laurenziano per risolvere una crisi durata più di quaranta giorni e per riportare in carreggiata un’amministrazione ormai allo sbando. E proprio su tale decisione la versione quotidiana e online de IlSabato ha interrogato i lettori virtuali chiedendo quanto condividessero le scelte del primo cittadino: “Il sindaco Laurenzano ha chiuso la crisi effettuando un rimpasto in giunta e riducendo il numero di assessori: condividete la soluzione adottata?”. Questa la domanda sottoposta ai votanti i quali si sono divisi in una maggioranza di opposizioni ed un minoranza di opinioni favorevoli. Il disaccordo che ha avuto il 55,2% di voti è stato quello che in alternativa suggeriva le dimissioni del sindaco. A seguire il 13,8% che ha ritenuto la scelta “una decisione incomprensibile” e ancora il 10,3% che non ha condiviso ritenendo che “non cambierà nulla”. A pari quantità, i votanti hanno apprezzato la scelta di Laurenzano ritenendola la migliore soluzione mentre il 6,9% l’ha considerata “l’unica via d’uscita”. Il 3,4%, invece, pur apprezzando l’operato del sindaco ritiene che la giunta sia un po’ sbilanciata, mentre nessuno ha espresso altre alternative attraverso la scelta “Altro” e i commenti. Ovviamente, diretta conseguenza di uno scippo e di una ferita insanabile nel cuore di Atripalda, non si pùò evitare di chiedere quale sia il parere dei cittadini sulla restituzione delle terre alla famiglia Dello Iacono: nelle prossime settimane sarà possibile partecipare al sondaggio on line rispondendo alla domanda “A circa 40 anni dai primi ritrovamenti, il vincolo imposto dalla Sovrintendenza su circa 250mila mq. di terreno fra via Manfredi e contrada Civita è ancora indispensabile?”. Tra le opzioni di risposta, tre Si e tre No: i primi “perché potrebbero esserci altri reperti”, “perché si evitano tentazioni edilizie” e “perché la zona conserva il suo aspetto originario”; i secondi “perché gli scavi sono da tempo circoscritti”, “perché è stato solo impedito lo sviluppo della città” e “perché i reperti più importanti sono altrove”.