Poca positività dall’indagine: il quartiere è amato ma presenta gravi carenze in ogni suo aspetto
Contrada Alvanite, punto cruciale della periferia atripaldese che vive in una zona d’ombra di servizi, attività e considerazione. Nel corso dell’assemblea pubblica di sabato 19 marzo, sono stati presentati i dati relativi al censimento cognitivo portato avanti dal comitato di quartiere a partire dal febbraio 2010. Un questionario compilato in tutta la contrada con le modalità del faccia a faccia, al quale hanno risposto 128 abitanti, il 40% su circa 320, a fronte del 30% di chi ha rifiutato e di circa il 28% di assenti. Solo una piccola parte non ha partecipato al sondaggio perché abusiva (quattro su settanta).
Accertata la considerazione di utilità dell’indagine percepita dalla maggioranza di chi vi ha preso parte, il primo dato esaminato è stato di carattere descrittivo, relativo alla caratterizzazione abitativa di Alvanite e alle modalità di composizione del nucleo familiare. Si è accertato che il 27,4% delle famiglie residenti (che hanno compilato il questionario) è formato da sole due unità mentre il 46,68% si divide tra nuclei di tre e quattro persone. Il 12,5% vede la presenza di chi fa nucleo a sé seguito dall’8 e dal 4 per cento rispettivamente per famiglie di cinque e sei componenti. Di questi, il 98% risulta assegnatario diretto o legato da parentela dell’immobile di residenza e domicilio, l’1,6% invece, non assegnatario, non presenta né residenza né domicilio ad Alvanite vivendo in uno stato di abusivismo. Tuttavia, Alvanite si presenta anche come un quartiere abbastanza “anziano”, almeno tenendo conto degli intervistati: il 43% risulta pensionato mentre solo il 24% di chi ha risposto risulta munito di un lavoro fisso. Disoccupati 30 intervistati su 128 totali, mentre i precari sono solo nove.
La seconda parte dell’indagine, invece, si è concentrata sull’osservazione de “I luoghi dell’abitare” e quindi sulle percezioni degli abitanti in quanto tali. Il quadro motivazionale mostra che il 57% degli intervistati vive nel quartiere a seguito dell’assegnazione di alloggi ai terremotati mentre circa il 9% è assegnatario di alloggi economici e Popolari. Il restante si divide tra chi vi vive per la disponibilità di alloggi non occupati o non assegnati. Solo in 16, su 128, si sono trasferiti ad Alvanite da meno di 5 anni mentre ben 70 vi abitano da quando è sorto il quartiere. Il tasso di gradimento del quartiere rispecchia la suddivisione del tempo di residenza: il numero di chi vi abita dall’origine combacia sostanzialmente con chi lo apprezza. Per il restante risulta un gradimento inesistente o indifferente. A tal proposito, poi, se da un lato gli elementi maggiormente apprezzati, nell’ordine, sono l’aria, la natura e il silenzio (tralasciando disponibilità di spazi e paesaggio), sull’altro fronte hanno ricevuto parere fortemente negativo gli edifici, gli abitanti e le strade (ignorando verde pubblico e spazi pubblici) contribuendo a far percepire la contrada come una periferia (50,8%), un posto pericoloso (28,1%) ed un ghetto (7%) a fronte della sicurezza sentita solo dal 12,5%. Tra i servizi e le attività che si vorrebbe venissero integrate rientrano per maggioranza un centro commerciale, un centro sportivo ed un centro sociale affiancando anche ambulatori medici, uffici, negozi, un bar tabacchi ed una farmacia. In conseguenza, vivere ad Alvanite condiziona la vita privata prevalentemente per quanto riguarda gli spostamenti, gli acquisti, il lavoro e l’assistenza agli anziani e ai disabili. Il centro della vita sociale corrisponde a quello cittadino e quasi in parti uguali gli abitanti si spostano sia in auto che con l’autobus per raggiungerlo, ma non con piacere. All’interno della contrada, invece, l’80% ritiene le strade insicure per l’eccessiva velocità in primis, per la mancata segnaletica poi e per la scarsa illuminazione. D’altro canto, però, più del 70% degli intervistati mostra di apprezzare il verde pubblico di Alvanite (che, invece, disturba circa l’11%) e la stessa percentuale sente fortemente il problema rifiuti e la sporcizia presente nel quartiere trovando in maggioranza, come migliore soluzione, il metodo del porta a porta.
La terza ed ultima parte dell’indagine riguarda l’abitare e le percezioni relative agli immobili di contrada Alvanite. Gli abitanti non risultano assolutamente soddisfatti delle condizioni in cui vivono e lo si percepisce dai dati che parlano di edifici percepiti come insicuri ed insalubri per più della metà degli intervistati e di sicurezza per il 20%. Segue l’inadeguatezza alle esigenze degli abitanti ed il dato che si evince per contrasto è che nessuno ha optato per la risposta Salubre. Il motivo lo si comprende dalle risposte successive: i materiali di costruzione sono di scarsa qualità e vecchi e la manutenzione non sembra essere adeguata come mostrano le infiltrazioni e la insufficiente canalizzazione, entrambi problemi essenziali, parallelamente alla mancanza di ascensori. Inoltre, a vincere su tutto è l’eccessiva umidità degli alloggi nonché l’eccessiva calura estiva che diviene freddo rigido in inverno. In verità, la manutenzione ordinaria sembrerebbe non essere comunque sufficiente alla risoluzione dei problemi poiché per più del 70% degli intervistati gli edifici necessiterebbero di esser demoliti e ricostruiti o, quanto meno (20% c.a) ristrutturati e adeguati. Tuttavia non viene respinta l’idea di trasferirsi in un altro edificio del quartiere qualora fosse adeguato alle proprie esigenze (più del 50%) o di trasferirsi alla cieca (10% c.a.). Non è disposto ad abbandonare la propria casa più del 25% degli intervistati. Circa otto persone su dieci sarebbero però anche disposte a trasferirsi in un’altra abitazione per permettere la ristrutturazione della propria, tuttavia ben sette di queste lo farebbero solo se non a proprie spese. A questo punto, però, compare una piccola contraddizione poiché la maggior parte degli intervistati sostiene di non poter sopportare il caos creato da eventuali cantieri.