Immondizia, erba alta e poca manutenzione testimoniano l’abbandono del polmone verde al centro città
Se fino al dicembre del 2009 la manutenzione della Villa Comunale di Atripalda era affidata alla Cooperativa Sociale “Oltre l’Orizzonte”, ora ad occuparsene dovrebbe essere il Comune poiché la gestione non è ancora stata affidata ad alcun esterno. Eppure non si percepisce nulla di civile lungo i sentieri che la attraversano.
Passeggiando si può provare ad assumere un occhio estraneo, un occhio non legato ai ricordi o all’amore per la propria città. In tal modo è molto più facile percepire ben due elementi: il primo è sicuramente la bellezza e la pratica utilità di uno spazio ben fatto e potenzialmente eccellente, il secondo è invece il contrasto con un palpabile abbandono e la lunga mancanza si manutenzione.
Primi passi a partire dal cancello e, guardando a sinistra, si scorge la presenza di uno scooter che non dovrebbe esserci e, soprattutto, un grande foro nella rete di recinzione che permette l’accesso alla villa anche nelle ore di chiusura (eppure all’entrata un chiaro cartello informa di essere in “Area Video sorvegliata”: i trasgressori saranno stati puniti?). I cartelli informativi sono rovinati e le aiuole di fronte alla biblioteca non danno proprio la sensazione di essere in “ordine”. Ci sono molti ragazzi che approfittano dei raggi di sole pomeridiani per la sigaretta da pausa studio e lo stesso fanno i tre cani randagi che si godono il calore del sole. Uno di essi si avvicina ad una fontanella sempre aperta per abbeverarsi tra i rifiuti che ne riempiono la vaschetta mentre il vento fa volare cartacce e buste sui cespugli di gelsomino. Seguendo il percorso pedonale si possono notare l’erba cresciuta a dismisura, gli alberi ed i cespugli non curati, biciclette che gli appositi cartelli vietano e tanta, ma tanta, spazzature: bottiglie di plastica, cartacce, lattine, pacchetti di sigarette vuoti e fogli di giornali. L’area parco giochi per i bambini ha le giostre senza vernice e rovinate dal tempo: gli scivoli sono circondati da transenne perché poco sicuri e un’altalena dondola su una pozzanghera d’acqua e rifiuti. Lungo il lato che affaccia sul fiume, poi, è impossibile camminare in sicurezza perché l’erba è talmente alta che ha anche coperto le panchine: una è addirittura quasi incassata in una magnolia. Mura coperte di graffiti e frasi di cattivo gusto, un’altra fontanella abbandonata e dimessa e rami spezzati che incorniciano scritte anche lungo la strada. Poi, però, mentre si procede lungo il sentiero desolato si può vedere un angolo idilliaco: una panchina è circondata dal arbusti di fiori rosa e nella mente sorge l’immagine di un giovane amore primaverile, un amore da libro come quelli meravigliosi che custodisce la vicina biblioteca ma che poi si rivela fasullo: inesistente come quell’angolo poetico che è solo frutto di un determinato punto di vista.