Mentre le bancarelle continuano a restare divise e non si capisce perché, dopo sei mesi di freddo e piogge, il primo sole ha portato anche un po' di gente. Ma non dappertutto...
Primo sole di primavera, primo vero banco di prova per gli ambulanti del mercato infrasettimanale che chiedono una rivincita dopo un lungo inverno e tante giornate negative. Da settembre ad oggi, in verità, non è cambiato nulla: sembra che gli ambulanti e gli avventori siano andati contemporaneamente in letargo in attesa del risveglio. Ad ogni modo, questo è ciò che si percepisce dai primi conti effettuati in questo giovedì assolato: i dati, dicono gli ambulanti, si elaborano dai soldi degli incassi che pur essendo, per la verità, un po’ magri si sono rivelati comunque superiori a tutti i precedenti giovedì. Il settore che tira di più è proprio quello degli alimentaristi per i quali si è registrata una buona affluenza tra le 10 e le 11 del mattino, con incassi che si avvicinano alle buone giornate del 2008. Il parcheggio di Parco delle Acacie era pieno e la strada era affollata, le bancarelle erano animate da persone in cerca della frutta e del pesce a buon prezzo mentre gli ambulanti annunciavano ad alta voce le offerte di giornata.
Ma se da un lato si è registrata una situazione tutto sommato positiva, a Contrada Santissimo gli incassi hanno tardato a superare la soglia per compensare le spese. Un po’ meglio per le bancarelle di via Gramsci e per quelle nei pressi di Piazza Aorta mentre quelle più defilate hanno chiuso con largo anticipo.
Si registra, comunque, una timida ripresa che addolcisce l’attesa delle prossime giornate di mercato e dell’estate ma, in molti, sono già pronti ad abbandonare il mercato di Atripalda a causa della poca corrispondenza tra spesa e guadagno e questo vale soprattutto per chi giunge da più lontano e quindi deve sostenere maggiori spese. Ci si accorge che il mercato non è più quello di una volta anche dalla mancanza di abusivi che spuntavano da ogni parte e che ora preferiscono rischiare la giornata in altre località anziché tra le infruttuose rive del Sabato. Qualche ambulante afferma che l’incasso sia diminuito addirittura dell’80% e che proprio la scelta di spostare il mercato alimentare avrebbe dato il colpo di grazia. Su una cosa, però, tutti gli ambulanti sono d’accordo: si vive con la sensazione che qualcosa debba accadere, che finalmente ci si decida sul da farsi. Attendevano un inverno di intenso lavoro da parte degli amministratori per cercare di risollevare le sorti del mercato: spostare tutto a San Lorenzo, ricostituire tutto come prima, chiudere definitivamente la fiera del giovedì e, invece, nulla più. Chi deve decidere evidentemente è ancora in letargo, mentre il giovedì ci sono oltre duecento famiglie che rischiano le proprie tasche per sopravvivere, in attesa di un segnale.