Prime soluzioni progettuali per “Alvanite, quartiere laboratorio”: la rigenerazione passa per le strade, le case e gli abitanti
Seconda tappa importante per l’intervento di rigenerazione urbana di contrada Alvanite: giovedi 4 febbraio 2010, alle 17.00, “Alvanite, quartiere laboratorio” ha riaperto i battenti agli abitanti della contrada per renderli partecipi dei risultati dei laboratori di progettazione partecipata e per coinvolgerli nelle prime proposte rivolte alla nuova identità urbana. Partendo dalle attività del workshop di gennaio 2010 (14-15-16) e dalle necessità espresse dai cittadini in quell’occasione, il raggruppamento di progettisti “Alvanite 2020”, coordinato dal professor Faymond Aliysius Lorenzo e diretto dall’architetto capogruppo Pina Cerchia, ha elaborato molteplici soluzioni progettuali e proposte di rigenerazione da sottoporre agli stessi abitanti: sicurezza urbana, casa migliore, servizi e cultura, i tre macro ambiti d’interesse. Per ogni ambito i cittadini sono stati invitati ad esprimersi relativamente al grado di condivisione di ogni singola proposta. Una cinquantina le presenze all’incontro e, bisogna dirlo, presenze attive e volenterose che hanno fatto spesso risuonare la loro voce nella chiesa di San Pio. Come ha sottolineato il professor Lorenzi, l’ambiente non ha permesso la formazione di lavori di gruppo specifici ma, comunque, ognuno ha potuto indicare il proprio grado di preferenza delle proposte apponendo un pallino colorato sull’apposito cartellone.
Molteplici le opzioni di progetto per gli spazi esterni: attraversamenti rialzati, piste ciclabili, aree gioco sicure per i bambini (la sabbia al posto del cemento), la cura degli spazi verdi e una rivalutazione dell’illuminazione, magari per mezzo di energie alternative.
Punto cruciale, e sicuramente più sentito, la questione relativa alle case. La risposta ai bisogni delle famiglie di Alvanite è quella di una maggiore cura nell’estetica dell’edificio, dell’utilizzo di tecniche per il risparmio energetico (su modello di veri e propri villaggi fotovoltaici) e la presenza di logge, terrazze, che diano luce ed aria alla casa. Tutte proposte importanti, dunque, che unite ad una maggiore integrazione sociale (commercio, centri polivalenti, associazioni e cooperative) potrebbero contribuire a cambiare, come hanno affermato gli stessi abitanti, soprattutto la mentalità ancora colma di ignavia delle persone che vi vivono. Magari fungendo anche da attrattiva per tutti coloro che volessero trasferirsi in una contrada che, per posizione e conformazione territoriale, nulla avrebbe da invidiare alle zone circostanti.