Circa un centinaio i residenti che hanno partecipato all’ultima sessione del workshop. La sintesi è attesa per il 4 febbraio
Gli Abitanti di Alvanite chiedono davvero una rigenerazione del proprio quartiere e lo hanno dimostrato partecipando al workshop svoltosi, presso la tendo-struttura del quartiere, nel pomeriggio di sabato 16 gennaio. L’appuntamento costituiva il culmine della tre giorni di incontri nell’ambito del progetto di rigenerazione urbana “Alvanite, quartiere laboratorio: esperienze, strumenti e workshop alla ricerca di una nuova identità urbana” guidato dal raggruppamento tecnico dei progettisti “Alvanite 2020”. Le prime due sessioni hanno avuto luogo presso la sala consiliare del Comune di Atripalda nei giorni del 14 e del 15 e non hanno registrato una grande partecipazione, essendo anche conferenze a carattere più tecnico. Differente invece il clima di sabato pomeriggio. Seppur non ci sia stata un’affluenza enorme, circa un centinaio di abitanti si sono impegnati nell’elaborare proposte e suggerimenti validi per migliorare le condizioni del quartiere e per sviluppare, coordinati dal Professor Lorenz, la VISION di Alvanite, ovvero la possibile immagine futura della Contrada. Dai cinque gruppi di lavoro che si sono formati, e grazie all’impegno dei vari capigruppo, sono state estrapolate molteplici proposte, derivanti da altrettanti bisogni essenziali dei cittadini: in primo luogo la necessità di una Riqualificazione esterna dell’area e, quindi, in particolare, il miglioramento della generale sicurezza urbana (strisce pedonali, marciapiedi, riduttori fisici di velocità e, magari, anche una piazza).
Altro punto nevralgico si è dimostrato la “questione case”, ovvero il bisogno di interventi (ecologici ed eco compatibili) sulle abitazioni per migliorarle, sia all’interno che all’esterno.
Terzo punto essenziale è stato quello relativo ai servizi e all’animazione del territorio. Gli abitanti di Alvanite si sentono tagliati fuori dal territorio comunale, reclusi in una sorta di “quartiere ghetto”, in una strada senza uscita, priva di collegamenti agevoli, servizi di tipo commerciale, senza guardia medica né farmacie né controllo costante da parte delle forze dell’ordine. Ovviamente, in assenza di tutto ciò, è inevitabile anche la carenza di elementi d’integrazione sociale, sia per gli adulti ma, soprattutto, per i giovani ed i bambini.