Ex assessore e industriale è stato sconfitto a 68 anni da un male incurabile. Una folla commossa lo ha salutato
E’ scomparso nella mattinata di martedì, 15 dicembre, piegato da un male atroce, l’ing. Gian Paolo Gasparini. Originario di Castelvetro Piacentino, aveva raccolto il testimone dell’azienda di famiglia, rilanciando sulla scena europea il comparto agro-alimentare irpino, e sviluppando, grazie alle sue spiccate qualità manageriali, anche la ricerca industriale nella refrigerazione e nella trasformazione, in particolare delle castagne. Impegnato nella vita pubblica, come consigliere comunale ed assessore di Atripalda, si era defilato dalla scena politica nel 1993, dedicando tutte le sue energie al lavoro, che lo aveva impegnato in complessi e coraggiosi riassetti aziendali e societari. Successivamente accettò, con l’entusiasmo che gli era proprio, la presidenza del Circolo del Nuoto di Avellino, rilanciandone le attività sociali e culturali. Una folla commossa lo ha salutato giovedì nella Chiesa d S. Maria delle Grazie, in occasione del rito funebre officiato da padre Francesco insieme al parroco di Sant’ Ippolisto don Enzo De Stefano. Maestranze, amici, collaboratori hanno voluto manifestare alla famiglia, alla gentile signora Margherita (Tatina) ed alle figlie Mariolina, Alessandra ed Eleonora, il loro cordoglio attraverso commossi indirizzi di saluto: tra i quali segnaliamo quello di Gaetano De Feo, di Bruno Meoli, di Raffaele La Sala. Una santa Messa in suffragio sarà celebrata nella Chiesa di S. Maria delle Grazie ad Avellino, martedì prossimo, 22 dicembre, alle 18 e 30.
Addio, Gianni...
Mi giunge improvvisa e dolorosa (e purtroppo non inattesa) la notizia della scomparsa del caro Gianni Gasparini. Lottava da qualche tempo contro il male, come un leone, ritagliandosi spazi sempre più limitati di 'normalità'.
Conservo, come un privilegio e un dono, le ultime conversazioni, parlando di politica, di Atripalda (la sua Atripalda, che aveva scelto come patria adottiva ed amava), di memorie e ricordi comuni.
Era felice Gianni del libro che gli avevo portato, prima ancora della presentazione: e lo aveva mostrato agli amici che gli facevano visita, orgoglioso di esserci, nella storia della città. Gli avevo promesso un pensiero speciale per quel 25 settembre, e portai il suo saluto e dissi che avrebbe voluto esserci, Gianni…con tutte le sue forze…
E come avrebbe potuto mancare, dalla storia del ‘900 di Atripalda e dell’Irpinia, Gianni, il giovane ingegnere del politecnico di Torino (che aveva rinunziato a ruoli prestigiosi per occuparsi dell'azienda di famiglia), l'imprenditore ruvido e generoso che aveva proiettato la "Gasparini" nei mercati europei, e che si rallegrava di amicizie semplici e di solidarietà disinteressate. Fu più volte consigliere comunale ed assessore, democristiano soprattutto ratione amicitiae: ed io lo ebbi sostenitore convinto e leale quando, nel febbraio del 1988 in una delle ricorrenti turbolenze amministrative, fui designato e successivamente eletto sindaco di Atripalda. Facendo convergere su di me le indicazioni, anche la mia, che erano tutte sul suo nome. (La ricordo quella notte...perché tutto capitava di notte, nelle ore in cui Gianni ritrovava una prodigiosa lucidità). E mi fu vicino, fino all'epilogo, come assessore alla Pubblica Istruzione, ed anche dopo, curioso ed attento alle ‘novità’ dei percorsi politici, fino all’approdo a “Merito è Libertà”. (Lo aveva incuriosito la mia decisione, e quella sigla, volle saperne di più e quando feci il nome di Generoso Benigni, mi disse: “è un galantuomo...”).
Da tempo mi prometteva di raccontarmi la 'storia' della sua famiglia, rammaricato che prima l'insorgere del male e poi il suo altalenante incrudelire, non gli avevano consentito di raccogliere per me immagini storiche dell'azienda che il padre Fernando e la madre Maria Marcotti avevano impiantato alla fine degli anni '50. Un viaggio a rebours, scommettendo sull’azzardo di una industrializzazione possibile, anche al sud.
Una intuizione lungimirante, quando i flussi umani, un vero e proprio esodo, si dirigevano piuttosto verso il nord, verso le grandi fabbriche piemontesi e lombarde, affamate di mano d’opera, per sostenere l’espansione economica degli anni del fragile boom.
Maria Marcotti, già socia della ditta Sperlari, si era lanciata a capofitto nell’avventura. Energica e vitale aveva realizzato, insieme al marito, un sogno. Fu prima una fabbrica di mangimi, ad Atripalda, a Pianodardine, (proprio dove, qualche anno prima, aveva aperto una piccola trattoria, Zi’ Pasqualina) poi, negli anni ’60 si passò alla lavorazione delle ciliege e delle castagne. E poi ci fu il disastro della eccezionale nevicata nel 1972, che distrusse l’azienda, e poi la ripresa... Una ‘lezione’ di impegno e di dedizione, fino alla fine, lo scorso febbraio, trasmessa con rigore e dolcezza al figlio e da Gianni affidata alle amatissime Mariolina, Alessandra ed Eleonora. Una storia di sacrificio e di lavoro, una 'lezione' anche per la tradizione imprenditoriale di Atripalda, che si misurava con le grandi sfide dei mercati europei, una scommessa, caparbiamente vinta. Addio Gianni, padre e marito affettuoso e severo (con te stesso, prima di tutto). Addio.
(Ho saputo oggi da Mariolina che Gianni negli ultimi mesi aveva raccolto alcune pagine di appunti. La scriveremo la ‘tua’ storia, fraterno e caro amico. Lo prometto)
Raffaele La Sala