A pochi giorni dalla presentazione del libro foto, La Sala svela le sue emozioni
L’attesa è quasi finita, il grande giorno sta per arrivare. Dopo quasi cinque anni di gestazione venerdì prossimo il libro “Atripalda: storie ed immagini dal ’900” sarà ufficialmente presentato alla cittadinanza (i dettagli nel box a lato). Raffaele La Sala è molto preso dalla fase organizzativa, ogni dettaglio viene curato nei minimi particolari, anche perché arriva forte la pressione esterna frutto di una notevole aspettativa per quella che sarà certamente una grande emozione collettiva. Per ora l’autore ci consegna le sue emozioni…
Qual’era l’idea originaria da cui ha preso spunto il libro?
Innanzitutto la ‘necessità’ di un recupero, non solo ‘emozionale’, della memoria visiva. L’urgenza di avviare un censimento ed una catalogazione, meno occasionale, di fonti e documenti facilmente deperibili come le immagini fotografiche. Spesso indisponibili, anche perché affidate ad una gelosa e protettiva dimensione ‘privata’. Ricordo che nel 1981, a pochi mesi dal terremoto, intuimmo la necessità di un ‘fermo immagine’ pubblicando una cartella con cinque antiche cartoline. Ci sembrò un segno per esorcizzare il disastro. Poi i mutamenti e gli ‘interventi’ successivi, furono ancora più disastrosi… ma questa è un’altra storia.
È cambiato, se è cambiato, qualcosa cammin facendo?
Le modalità di ‘organizzazione’ dei materiali fotografici: secondo un percorso non solo cronologico, ma anche tematico. Non posso negare, d’altra parte, che il confronto con tanti amici, le suggestioni dei loro ‘racconti’ hanno in parte corretto la struttura del libro e lo hanno reso sicuramente più vicino al sentire di tutti: documentazione storica, ma anche struggente amarcord.
Com’è avvenuta la raccolta e la selezione delle foto?
E’ stato un lungo, ed a tratti estenuante, percorso di ricerca e di sedimentazione. La ricerca di una foto ha richiesto mesi, altre a centinaia sono venute da archivi privati e pubblici, altre da collezionisti ed appassionati. Devo, tuttavia, ringraziare soprattutto chi mi ha cercato per mostrarmi un’immagine, con trepidazione e pudore, chi mi ha affidato le testimonianze e le storie della sua vita. Una disponibilità ed una fiducia a tratti commovente. Non è stato facile selezionare il materiale raccolto. E so bene che tantissime immagini sono ancora gelosamente ‘custodite’. Proprio oggi ho scoperto, per caso, un fotografo, attivo tra gli anni ’40 e ’50 in via Rapolla, che non avevo ‘documentato’. La ricerca continua.
Quali emozioni personali ti ha provocato?
Sono emozioni indescrivibili. E’ la tua città e la tua gente che ti parla. Sono i volti e gli sguardi di chi ha osservato ed amato gli stessi luoghi, e quasi sempre si è riconosciuto negli stessi valori identitari. Ho visto, per la prima volta, una foto di mio nonno Sabino, diciottenne, con il ‘concertino’ di cui avevo sentito parlare. Ti senti parte di una storia comune.
Che secolo è stato il ’900? O almeno quello che viene fuori dal libro?
Sono stati anni terribili, scanditi da guerre, lutti, tragedie personali e collettive, che le immagini e la memoria un po’ addolciscono. Il ‘900 ha segnato per Atripalda il definitivo ridimensionamento del suo secolare ruolo di motore economico e commerciale della provincia. Effetto di eventi di lungo periodo e qualche volta di scelte improvvide: la città è cresciuta, dagli anni ’50 in poi, troppo in fretta e in modo spesso disordinato. Cancellando pagine importanti della storia e della memoria cittadina. Ferite difficilmente rimarginabili, ma che rendono ancora più urgente un riassetto ed un riequilibrio urbano.
Qual è la tua foto preferita?
Non c’è una foto preferita… O forse è quella che ho cercato inutilmente in questi anni…
Che impatto ti aspetti con il pubblico?
Sono certo che ciascuno vivrà una forte emozione. Chissà che questo ‘emozionarsi insieme’ non provochi anche un maggiore bisogno di partecipazione alla vita pubblica.
Ti ritieni sin qui soddisfatto?
Vedere il proprio libro stampato, un libro che è costato anni di lavoro e di ricerca, suscita sentimenti contrastanti. Soddisfazione certo, ma confesso di avvertire anche la responsabilità per le scelte compiute e per gli inevitabili errori ed omissioni.
Gli eventuali proventi a chi o a che cosa saranno destinati?
Non sono previsti ‘proventi’. Certo l’eventuale raccolta di offerte spontanee, secondo modalità e progetti che dovranno essere definiti, potrà dare ulteriore significato al generoso mecenatismo di Enzo Angiuoni, che ha voluto insieme a me questo libro, e all’impegno di chi l’ha scritto e realizzato.
Vuoi ringraziare qualcuno?
Tutti quelli che hanno creduto in un progetto ambizioso e lo hanno sostenuto in ogni modo, in particolare la Pro Loco e voi de il Sabato. Ringrazio tutti quelli che con grande generosità mi hanno affidato immagini e ricordi. I collezionisti, i fotografi, le famiglie che mi hanno aperto i loro archivi, tutti quelli che in questi anni mi hanno incoraggiato a proseguire. E tutti quelli che continuano a fornirmi materiale. Prometto a tutti di utilizzarlo… prima o poi. Il libro, tuttavia, non avrebbe visto la luce senza il contributo di Enzo Angiuoni. Grazie a tutti.