Il polmone verde della città è in condizioni pietose, abbandonato a se stesso. Anche la biblioteca non è da meno
Scalini spezzati e divelti, bottiglie di vetro spaccate e abbandonate un po’ ovunque, cartacce imputridite che si assiepano negli angoli. Tombini trasformati in pericolose trappole poiché sprovvisti delle originarie coperture. E’ questa la triste descrizione della villa comunale di Atripalda, quella che sarebbe dovuta essere il polmone verde della cittadina e che, invece, è diventata un ricettacolo di immondizia di ogni genere che difficilmente può essere considerato a norma da un punto di vista igienico/ambientale. A farne le spese, ovviamente, sono i cittadini di Atripalda che, pian piano, hanno perso l’abitudine di recarvisi per evitare di incorrere in qualche incidente. Già perché le pessime, se non catastrofiche condizioni della villa comunale hanno aggredito, come un cancro, anche l’annessa biblioteca, divenuta un involucro di cultura del tutto fatiscente. Com’è possibile vedere nelle foto scattate sul posto, l’intonaco esterno è quasi tutto venuto via, complici gli scarichi dell’acqua che, dal tetto, investono le mura di cinta. Stesso dicasi per una grata divelta che penzola pericolosamente a due passi dall’ingresso dell’ex sala consiliare, strappata dai cardini, forse, da qualche balordo. E continuando a guardarsi intorno, è impossibile non notare che ogni arredo della villa sia semi distrutto, dalle ringhiere ai muretti, dalla pavimentazione ai cestini per i rifiuti, tutto si è ridotto a un cumulo di macerie. Certo, lo scenario che abbiamo descritto non è notizia dell’ultima ora ma è davvero triste constatare come zone centralissime di Atripalda siano lasciate in balia di loro stesse. E dire che, proprio all’esterno della biblioteca cittadina vi è la maggior concentrazione di giovani di tutta la città…
Commenti
come e possibile in queste condizioni portare gli alunni?
Potrebbe controllare, manutenere, pulire la nostra villa.
Aprire un chioschetto, così da far lavorare altre persone.
Sogniiiii
Svegliatevi amministratori. Siete arrivati alla frutta.
Mai questo sarebbe accaduto dove abito io, a Brescia.