Carmela Martino si è spenta pronunciando queste parole. Avrebbe compiuto 101 anni il prossimo 21 novembre, ma il cuore non ha retto
Con lei se n’è andato un pezzo di storia di Atripalda, di una cittadina che purtroppo sta smarrendo la sua memoria e le sue tradizioni. Venerdì scorso, 28 giugno, Carmela (Meluccia) Martino ha esalato l’ultimo respiro nella sua casa di contrada Alvanite. Ci lascia, così, la cittadina più longeva del comune sul Sabato, che lo scorso 21 novembre aveva compiuto 100 anni. Anche “Il Sabato” si occupò di questo bellissimo evento, facendo visita a Meluccia e facendosi trascinare nelle sue storie di vita e nel suo stupore senile di chi non riconosce più la propria città perché «è tutto cambiato, anche la gente». Meluccia, del resto, era una persona schietta, forgiata dal fuoco di due guerre mondiali e dal duro lavoro dei campi che le aveva insegnato a credere nel concreto e a «prendere poche medicine. Non mi piacciono neanche i medici – ci disse – ed è proprio per questo che sono arrivata a 100 anni». Negli ultimi mesi, però, la salute di Meluccia era andata via via peggiorando. Da diverso tempo beveva poco e mangiava ancora meno, il che avevo indotto il dottore Piscopo, suo medico curante, a convincerla a rimanere il più possibile a letto. Contemporaneamente la sua vista si era notevolmente abbassata e si erano palesati problemi di natura cardiocircolatoria. In compenso, suo grande orgoglio, il senno non l’ha mai abbandonata, fino agli ultimi istanti. Ecco perché, proprio venerdì, ha espresso il desiderio di vedere tutti i suoi nipoti e pronipoti, convinta evidentemente, che il suo tempo si stesse esaurendo. Ed è stato proprio in quei momenti che la sua enorme voglia di vivere si è fatta più forte, quando ha quasi maledetto la sua condizione, confidando ai suoi cari che avrebbe voluto restare sulla terra ancora un poco. Vivere, insomma, magari per assistere a qualche altro evento straordinario come la nascita della gloriosa Us Avellino o le due guerre mondiali. Meluccia è spirata proprio venerdì, tra le braccia dei suoi cari e nella commozione di tanti conoscenti e amici che le volevano bene. Le esequie si sono tenute il giorno seguente presso la chiesa di Alvanite, mentre le sue spoglie sono state tumulate presso il cimitero cittadino. In quella circostanza si è tenuta un’altra piccola cerimonia a cui hanno potuto partecipare alcuni suoi parenti venuti da fuori provincia e che non l’avevano mai conosciuta. Passata ingiustamente sotto silenzio, per colpa però di nessuno, la cerimonia non ha visto la presenza di nessuna autorità locale.
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