Il manufatto potrebbe essere addirittura stato realizzato nel IV secolo a.C. e porterebbe alla luce indizi su un popolo molto più antico. La testimonianza di chi l'ha visitata
Un manufatto funerario rimasto schiacciato dal tempo e dalla poca lungimiranza di chi avrebbe avuto l’opportunità di riportarla al suo antico splendore e cambiare la storia di Atripalda. Stiamo parlando della tomba a camera sepolta sotto via Tufara che venne per la prima volta alla luce nel 1881, in occasione dei lavori di realizzazione di una strada di congiunzione tra Atripalda e la ferrovia e che fu utilizzata come rifugio antiaereo fino alla fine della seconda guerra mondiale quando i massicci interventi edilizi la seppellirono definitivamente.
Si tratta di una tomba, come ci racconta Elio Alvino, alla quale si accedeva attraverso 12 scalini e chiusa dietro un portale incernierato di marmo e tufo. «La stanza funeraria, larga due metri per tre, - ricorda il geometra che lavorava presso il cantiere i cui scavi portarono alla luce per la seconda volta la tomba - racchiude un sarcofago provvisto di cuscino, anch’esso realizzato in marmo e tufo. All’epoca del suo secondo rinvenimento, avvenuto nel 1954 in occasione della costruzione del palazzo che ora dà su via Ferrovia, la tomba attirò l’attenzione della Soprintendenza che, però, effettuati degli studi e dei sopralluoghi, dichiarò il reperto di nessun interesse da un punto di vista storico». E proprio qui ci sarebbe il proverbiale “inghippo” che avrebbe convinto l’attuale Soprintendenza ad effettuare, sotto richiesta espressa dell’amministrazione comunale che ha stanziato a bilancio circa 3mila euro, dei nuovi scavi e dei carotaggi alla ricerca della tomba che potrebbe sensibilmente cambiare, con la sua semplice esistenza, la storia di Atripalda.
Secondo uno studio avviato nel 1994 dall’archeologa Antonella Simonelli, infatti, la data di realizzazione della tomba a camera dovrebbe essere spostata all’indietro fino al IV o III secondo a.C., esattamente sette secoli prima rispetto alla Civita di Abellinum e alle conclusione tratte quasi 60 anni fa. L’opera funeraria, dunque, probabilmente realizzata per un personaggio di alto lignaggio, ci riporterebbe indietro nel tempo, svelando un passato sconosciuto e il racconto di un popolo che viveva qui molto prima della dominazione romana e che fu spazzato via del tutto.
Nei prossimi giorni la Soprintendenza avvierà i lavori di carotaggio e sondaggio della zona in cui dovrebbe essere sepolta la tomba ed è di tutti la speranza che i lavori di costruzione effettuati negli anni non l’abbiano completamente distrutta. Se così non fosse, l’analisi del manufatto potrebbe far riscrivere interi libri di storia.
Commenti
dell'Irpinia cominciando dal 2 novembre 2013 dove ebbe modo di scrivere ”…Questo viaggio alla ricerca delle origini di Avellino ci ha portato molto lontano, fra suggestioni e incertezze, ma non ci deve far dimenticare la nobile successiva storia di una città che arriverà per ricchezza e civiltà a primeggiare in Europa, né ci consente di ignorare quel che accade in questi giorni da incubo.
Sullo sfondo di un Paese in cui giorno per giorno, ora per ora, vengono fuori i volti dei tanti parassiti in putrefazione che hanno occupato le istituzioni con l’unico fine di trarne vantaggi e ricchezze personali,… Dove un pugno di infami, per il proprio miserabile tornaconto, ha deciso di strappare alla nostra città il cuore, per darlo in pasto ai porci…” Quindi lodevole l'attuale impegno da parte dell'Amministra zione ma non certamente originale.