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Il ricordo di Enzo Angiuoni: «Vidi migliaia di tombe»

Le recenti scoperte archeologiche hanno sollecitato la memoria di chi, mezzo secolo fa, ha visto con i propri occhi le tracce della nostra storia

La zona dove sono state recentemente ritrovate alcune tombe

Gli ultimi eventi che hanno riportato alla luce una tomba paleocristiana in via Ferrovia e i lavori di ricerca della tomba a camera di via Tufara hanno ravvivato nella mente dei cittadini atripaldesi le tante storie sui ritrovamenti archeologici avvenuti ad Atripalda che nel sottosuolo, e questa non è una novità per nessuno, nasconde un tesoro storico di inestimabile valore.

A tal proposito, ci è giunta in redazione una lettera dell’imprenditore Enzo Angiuoni il quale, benché lontano dalla terra natia per lavoro, non ha dimenticato la sua infanzia e ci ha tenuto a portare a conoscenza di tutti la sua esperienza: “Caro Direttore – si legge -  in merito all’articolo “Affiora un tomba in via Ferrovia”, desidero portare a conoscenza una mia testimonianza. Negli anni ’50 si doveva costruire ad Atripalda un campo sportivo e la zona scelta fu proprio via Ferrovia. Durante gli scavi vennero scoperte decine e decine di tombe (sarcofago) di pietra bianca con molte sculture. All’inizio della via Ferrovia dove adesso c’è una strada che porta verso la Civita ricordo che era stata scoperta una tomba con un letto di marmo con pareti fatti con disegni dal tipico colore pompeiano, ma a mio giudizio antecedenti l’eruzione del Vesuvio su Pompei. Ritengo che se si fosse prestata maggiore attenzione a questo episodio e se si fossero portati avanti degli scavi con criterio e accuratezza, oggi avremmo potuto avere tra Civita, via Ferrovia fino a via Cupa S. Lorenzo, una metropoli antichissima. Immaginate che sviluppi avrebbe potuto portare ad Atripalda questa scoperta. Faccio un appello a chi legge questo mio ricordo, se c’è qualcuno che può confermare quanto da me raccontato. Per dovere di cronaca, il campo sportivo non è stato più fatto, le tombe sono sparite e oggi sul quel terreno sono nati tanti palazzi. La scoperta del teschio nella stessa area dovrebbe confermare quanto da me ricordato. Grazie per la tua ospitalità, un abbraccio a te personalmente e un affettuoso saluto a tutti i miei concittadini atripaldesi”.

Ed Angiuni non è il solo a ricordare di aver visto reperti archeologici ormai scomparsi. Altra testimonianza, questa volta riferita alla tomba a camera, ci giunge dal professor Francesco Bisogno il quale ricorda che «nei pressi del palazzo che è stato costruito a via Tufara c’era la tomba e io la ricordo benissimo. Ricordo che ci sono entrato e che era una stanza vuota con un sarcofago al centro, anch’esso vuoto».

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Commenti  

 
#3 cappuccetto rosso 2013-09-25 07:01
Non per dire "l'avevo detto" ma è opportuno fare un po' di chiarezza. Tutte le mie note riguardanti Civita sono state sempre accolte come polemiche sterili che non portavano da nessuna parte ma a questo punto della vicenda bisogna dare un ordine storico alle cose. La vicenda Dello Iacono nacque perchè i [...] ,alla chetichella, dopo aver ottenuto i regolari permessi a costruire, sfrattarono dalla sera alla mattina, l'inquilino che occupava quella masseria, senza indennizzo e ne pretendevano l'immediato allontanamento perchè l'armatura dei plinti era già pronta. In quel periodo la responsabile della sovrintentenza ad Atripalda era la sign Pescatore che non aveva ritenuto opportuno intervenire in questa vicenda e allora l'inquilino fece partecipe l'archeologo Carlo Francioso che di quel luogo conosceva vita morte e miracoli, fermo assertore che nerlla zona di civita non si dovessero iniziare scavi ma solo preservare. Quando dimostrò alla sovraintendenza , attraverso le sue ricerche precedenti che quello ero un luogo ricco di reperti ci fu il vincolo.perchè non si rintraccia il sign Francioso ad Avellino e ci si fà raccontare la storia?
 
 
#2 io non ricordo ma .. 2013-09-23 19:18
Caro Enzo hai ragione a dire che si sarebbe dovuto cogliere il filone che avrebbe potuto portare Atripalda alla ribalta delle città con turismo storico-romano. Purtroppo però allora di soldi per coltivare questo "filone" non ve ne erano e forse qualcuno non aveva alcun interesse così come è stato nel periodo post-terremoto.
Io mi chiederei come, all'atto della ricostruzione post-terremoto, la soprintendenza ai beni culturali e archeologici abbia potuto trovato tanti segugi, armati di macchine fotografiche, che andavano a spiare le imprese edili per bloccare i lavori di ricostruzione.
Vorrei ancora sapere perché da qualche parte poi si è continuato a ricostruire ed in altre i lavori si sono interrotti.
L'area circostante il vecchio municipio, tra piazza Garibaldi e la chiesa madre, era tutta disseminata di reperti identici a quelli oggi presenti nell'immediatez za del palazzo civico (lato piazza Garibaldi per intenderci). Così come l'area a ridosso dello stesso palazzo civico nel versante però che va verso il palazzo Caracciolo.
Io quelle aree le ho viste e come me le hanno viste centinaia di altre persone atripaldesi ma ... guarda caso non sono state vincolate e bloccate come l'area citata.
Sarò malpensante ma ricordo che la ricostruzione di alcuni siti, quelli in cui si è proseguito il lavoro di ricostruzione, sembrano essere stati oggetto di progettazione e direzione lavori da parte di "qualcuno" mentre l'area oggi vincolata non lo era.
Questo lo dico ad Enzo ma chi vuol capire capisca.
 
 
#1 Fernando Rotondi 2013-09-21 11:42
anche io ricordo in particolar modo quella descritta dal professore Bisogno.