Gli eredi Dello Iacono hanno presentato ricorso per ottenere un indennizzo più alto dei 75mila euro provvisoriamente determinati dal Ministero dei beni culturali
Il Tar di Salerno ha sospeso l’efficacia della dichiarazione di pubblica utilità dell’area degli scavi archeologici emessa dal Ministero dei beni culturali circa un anno fa e bloccato la procedura di esproprio eseguita lo scorso 10 giugno. Con un provvedimento quantomai annunciato, infatti, il tribunale amministrativo regionale ha accolto il ricorso presentato, attraverso lo studio legale napoletano Abbamonte, dai fratelli Roberto e Carlo Dello Iacono (figli del defunto Giovanni) e Mario Dello Iacono.
La lunga e stucchevole telenovela della proprietà degli scavi archeologici, cominciata con la chiusura dell’area quasi due anni e mezzo fa, si arricchisce, dunque, di un’altra puntata. In sostanza, almeno stando a quanto si intuì nel corso del passaggio di consegne di quattro mesi fa, i germani Dello Iacono non erano assolutamente soddisfatti dell’indennità di 75mila euro che gli era stata provvisoriamente riconosciuta e, attraverso il ricorso al Tar, hanno puntato ad una rideterminazione. Secondo il rappresentante dello studio Abbamonte, che il 10 giugno scorso non firmò il verbale di immissione in possesso, non sarebbe stato applicato il concetto del “premio per i ritrovamenti” secondo il quale l’indennizzo che precede una procedura di esproprio deve tener presente sia del valore intrinseco del terreno, sia dei beni archeologici che sono venuti alla luce.
Di fatto, dunque, gli eredi Dello Iacono, pur non avendo intenzione di aprire un nuovo capitolo relativo al possesso dell’area, avevano già annunciato di essere pronti a dare battaglia sulle questioni prettamente economiche. Ovviamente va anche ricordato che finora, complessivamente, i Dello Iacono hanno già intascato oltre 33 milioni di euro (di cui la metà per errore) per poco più di due ettari di terreno (21.836 mq.). Il tutto mentre prosegue l’inchiesta penale avviata dal procuratore Di Popolo che, oltre un anno fa, portò al sequestro del sito e all’iscrizione nel registro degli indagati di Giovanni (nel frattempo deceduto) e Mario Dello Iacono per il reato di danneggiamento del patrimonio storico, artistico e archeologico.
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