Mancati incassi, spese legali e reputazione persa: il conto della risoluzione unilaterale dell’appalto si presenta salato. Ma il presidente Capaldo lancia un appello al sindaco Spagnuolo: Vogliamo solo tornare a lavorare. A giorni l’aggiudicazione definitiva della fornitura dei 16 parcometri
In attesa di conoscere il nome della ditta che ha vinto la gara per la fornitura e l'installazione di 16 parcometri (aggiudicata provvisoriamente ad una azienda tedesca per un importo a base d’asta di 120mila euro), l’avvocato Gennaro D’Avanzo ha presentato al Tribunale di Avellino la richiesta di risarcimento dei danni che la cooperativa sociale “Punto Lavoro”, dopo essere stata “licenziata in tronco”, si aspetta dal Comune di Atripalda. «Abbiamo motivo di ritenere - commenta il legale - che il giudice abbia tutti gli elementi per definire il danno causato dal Comune alla cooperativa, tuttavia non escludiamo che possa ricorrere ad un CTU (Consulente tecnico d’ufficio) per una quantificazione più puntuale e quindi che i tempi sono destinati ad allungarsi. Inoltre, riteniamo che anche la risoluzione unilaterale della convenzione sia illegittima perché non è stata mai violata e pertanto andava rispettata fino alla scadenza ovvero fino a quando non sarebbe subentrata la nuova gestione dei parcometri, eventualità che ancora oggi, dopo sei mesi, non si è concretizzata».
La vicenda, come si ricorderà, nasce alla fine del mese di febbraio quando la Direzione provinciale del lavoro, dopo un’attività di indagine svolta in collaborazione con i Carabinieri di Atripalda, ha contestato alla cooperativa il mancato pagamento del salario ai lavoratori per le ore effettivamente svolte e, conseguentemente, degli oneri previdenziali e assicurativi per una cifra di circa 180mila euro, poi ridotta a 130mila, oltre alle paghe arretrate per circa 40mila euro ciascuno. E l’accertamento è stato notificato anche al Comune di Atripalda, in qualità di stazione appaltante, responsabile in solido. Da quel giorno gli appalti per la gestione della sosta sono stati sospesi e, successivamente, risolti, per cui la cooperativa, quando il tribunale ha riconosciuto che la sospensione era illegittima, non ha potuto riprendere il lavoro perché nel frattempo era stato cancellato. Una situazione resa ancor più delicata dal fatto che alcuni dei soci della cooperativa appartengono alle cosiddette fasce deboli. «Da sei mesi nove soci della cooperativa - commenta il presidente Capaldo - non hanno più un lavoro. Fra la gestione dei parcheggi sulle strade cittadine e quello sottostante la villa comunale abbiamo calcolato un mancato incasso di almeno settemila euro lordi al mese, a cui bisogna aggiungere le spese che abbiamo sostenuto per difenderci sia in sede amministrativa che in sede civile e, soprattutto, il forte danno di immagine. L’Amministrazione comunale ci ha fatto passare per inadempienti e noi non possiamo accettarlo, soprattutto dopo che il tribunale ci ha dato ragione. Non voglio sbilanciarmi, ma il Comune rischia di rimetterci davvero molti soldi da questa storia. E, tra l’altro, non è neanche vero che il Comune sta incassando più oggi che quando c’eravamo noi perché, al netto dell’aggio del 10% ai commercianti e dello straordinario di circa 150 euro al mese corrisposto al dipendente comunale incaricato della distribuzione dei grattini, a noi risulta che l’incasso sia inferiore. Tuttavia, mi preme sottolineare che a noi l’unica cosa che interessa davvero è solo il lavoro e, perciò, continuiamo a sperare che il sindaco si faccia vivo per dirci che ha sbagliato e che è pronto a confrontarsi con noi per trovare una soluzione. Da sei mesi, invece, siamo completamente ignorati dall’Amministrazione comunale, a cui sembra non importi molto né della nostra sorte, né delle conseguenze a cui sta andando incontro», conclude amaramente il presidente.
Commenti
qua le persone buone vengono ricattate:
e se non sono prudenti ci (rimettono) penne:-