L’ex coordinatore del Comitato spiega tutti i passaggi che hanno determinato la cancellazione dei festeggiamenti civili in onore del Patrono
«Non mi sento assolutamente responsabile della mancata organizzazione della festa civile per San Sabino - esordisce l’ex coordinatore del Comitato festa Giovanni D’Agostino - e sono sinceramente dispiaciuto al pari di tutti coloro che ci tengono alla festa patronale. Già l’anno scorso avevo anticipato che a febbraio mi sarei dimesso e posso anche aggiungere che il fondo cassa che abbiamo lasciato avrebbe consentito di realizzare almeno un giorno di festa senza la raccolta delle offerte».
E perché nessuno si è fatto avanti?
«Evidentemente non c’erano persone disposte ad assumersi una tale responsabilità. Ho ricoperto l’incarico di coordinatore del comitato per cinque anni e posso assicurare che non è facile. In ogni caso credo anche che se gli altri membri del comitato non avessero aspettato il mese di maggio per dimettersi c’era più tempo per favorire un avvicendamento e, di conseguenza, per organizzare la festa civile all’altezza della tradizione».
E perché hanno aspettato tanto secondo lei?
«Perché inizialmente si era proposto Carmine Pesca per il ruolo di coordinatore, ma i membri del comitato disposti a restare erano troppo pochi ed hanno deciso di fare tutti un passo indietro. Troppo tardi però perché a quel punto, nonostante gli appelli di don Enzo, nessuno ha voluto assumersi la responsabilità di organizzare una festa civile in così poco tempo».
Per paura delle critiche?
«Quelle ci sono sempre state ed anch’io ne so qualcosa… Anche se devo aggiungere che spesso mi sono arrivate dall’interno del comitato, convincendomi dopo cinque anni a fare un passo indietro».
Di cosa l’accusavano?
«Che mi occupavo di tutto e che rispettavo troppo le norme. Ho tentato sempre di spiegare che se alle riunioni del comitato erano presenti sempre solo quattro-cinque persone anziché venti qualcuno doveva pur prendere le necessarie decisioni. E, in ogni caso, il parroco era sempre informato tempestivamente di ogni cosa. Per quanto riguarda il rispetto delle norme mi sembra finanche superfluo far notare che il coordinatore è colui il quale si assume personalmente tutte le responsabilità, civili ed economiche, per cui, se non si vuole finire nei guai, non si può prescindere dal rispetto delle norme».
Ma i conti tornavano oppure no?
«Il calo delle offerte c’è stato, eccome. Tuttavia va precisato che, nonostante la crisi, i cittadini non hanno mai fatto mancare il proprio contributo, purtroppo, però, non si può dire lo stesso dei commercianti, il cui apporto economico si è drasticamente ridotto».
Cosa accadrà ora?
«La festa civile per San Sabino non può finire e sono convinto che si faranno avanti persone di buona volontà disposte ad impegnarsi».
Il sindaco pare si sia proposto per il ruolo di coordinatore…
«Sì e credo anche che abbia fatto bene perché anche don Enzo ed io auspicavamo almeno da un paio d’anni che l’Amministrazione comunale supportasse maggiormente l’organizzazione della festa patronale. All’interno del comitato, però, abbiamo sempre trovato molte resistenze».
E lei?
«Se il sindaco mi dovesse chiedere una mano certamente non mi tirerei indietro».
Come giudica l’idea della festa della pizza a parco delle acacie nei giorni della ricorrenza?
«Non c’entra nulla con la festa per San Sabino: è stato solo un malinteso. Ne ho parlato proprio col sindaco e mi ha assicurato che in nessun modo la festa della pizza, se si farà, sarà accostata al nome del santo patrono».
C’è chi sostiene, come Gerardo Iannaccone, che anziché tante feste in un anno bisognerebbe organizzarne una soltanto, ovviamente pensata in grande: lei che ne pensa?
«Sono assolutamente d’accordo, anche se mettere intorno ad un tavolo tutti i rappresentanti dei comitati per condividere un programma unico non è semplice, né immediato. Ma la strada da percorrere è senz’altro questa».
Commenti
Da un lato i costi che aumentano tutti gli anni dall'altro, oggettivamente, le persone che si trovano costrette a contribuire a decine di feste tendono a ridurre le offerte o a cancellarle.
A questo si aggiunge che queste nascono come feste Religiose, prima ancora che Civili eppure sembra che il programma religioso interessi poco.
Chiunque provi ad organizzare una festa è comunque da preferire a tutti coloro che gradiscono stare sugli spalti e criticare tutto e tutti, ma che non se la sentono di mettersi in gioco.
Una volta, nel caso della festa di S. Sabino, era colpa del "Cavaliere Marena" padrone della festa. Poi di chi è venuto dopo...
Ma molto vale anche per gli altri comitati festa che per tante ragioni si trovano più per necessità che per volontà a dover contare sempre sulle stesse persone.
Infine non c'è stato più nessuno... eppure di tante persone bravissime ad organizzare feste davanti al Bar a spiegare come si organizza la festa, come si trovano i CANTANTI che TIRANO, come si fanno tirar fuori i SOLDI a tutti, non si è fatto avanti nessuno.
Forse fare una festa è una soluzione o cercare di organizzare le feste ottimizzando quei costi che possono essere condivisi (Illuminazione, fuochi d'artificio ecc.).
Ma è difficile mettere tante teste intorno ad un tavolo, per piccoli rancori, vecchi screzi o visioni diverse del mondo.
anche se la festa della pizza non si farà più, ti esorto a non comunicare delle inesattezze. Leggi la delibera di giunta e la richiesta della società organizzatrice e vedrai chiaramente riportato in ogni sua parte la frase "Festività del Santo Patrono San Sabino".
Saluti