Dopo trent’anni lo storico bar sul fiume non è sopravvissuto alla crisi economica e, in silenzio, ha spento le luci per sempre
Anche il Gran Caffè Napoletano ha chiuso le porte, la macchina del caffè è spenta e laddove c’erano i clienti ci sono già gli operai pronti a smantellare i locali che per circa trent’anni hanno ospitato un pezzo di storia di Atripalda. Piazza e dintorni: qualche mese fa è toccato al Bar Italia e qualche anno fa al Bar Sport, al Bar Roma, al Bar Diplomatico, al Bar Mauro, al bar del Cinema Ideal. In questi ultimi anni la concorrenza spietata e l’apertura di nuovi esercizi (oggi se ne contano una quarantina) hanno messo in ginocchio i vecchi bar, così come li aveva conosciuti chi ha cominciato a frequentarli nel secolo scorso.
Da luogo di ritrovo e di intrattenimento, i bar oggi hanno cambiato di molto le proprie funzioni. Per molti il bar era una seconda casa, come il vecchio Caffè Napoletano, nato in Piazza e gestito per anni da Mario Gallo, passato poi di mano poco prima del terremoto dell’80 a Marco Picone, uno che era andato a lavorare in pasticceria da bambino e che si erano innamorato di quel mestiere, tanto da prenderlo in gestione tra mille difficoltà. Dopo il tremendo terremoto Marco spostò il bar dove sorgeva ora, di fronte alle Poste centrali, a due passi dagli uffici presi in fitto dal Comune. Dietro allo storico banco del caffè sono passati professionisti come il mitico Gerardo “Palumbiello”, Mario Squittiero, Orazio Gaeta, Guglielmo Capaccio per citarne solo alcuni ma anche in pasticceria si sono avvicendati moltissimi giovani che hanno poi hanno fatto fortuna per conto loro. Un bar nato per accogliere intere generazioni, dagli anziani che giocavano a carte per una consumazioni ai giovani che trascorrevano il tempo a leggere il giornale o fare la schedina sorseggiando aperitivi. Anche tante donne e ragazze che si sedevano sotto al gazebo, sulla sponda del fiume Sabato.
I locali sono stati anche frequentati da politici, vista la vicinanza con le stanze del potere, e molto si è deciso tra quei tavolini. C’era anche la sala per le feste e un angolo dove poter vedere le partite. Per oltre 30 anni Marco Picone ha accolto con cortesia i suoi clienti e visto crescere molti ragazzini insieme alla moglie Rosa che per anni ha preso posto dietro la cassa da dove con discrezione e silenzio seguiva tutto ciò che accadeva nel bar. Domenica sera l’addio, in silenzio, sussurrato solo a pochissimi fedelissimi clienti, tra le lacrime con un grande magone e il cuore gonfio. Qualcuno ha iniziato a scrivere messaggi su facebook per ricordare i vecchi fasti. Un pezzo di storia va in soffitta, ma ora è corsa alla gestione del bar, ci sono alcuni pretendenti che avrebbero anche grandi progetti, così come è prossima anche la riapertura dello storico Bar Italia col nuovo nome di “Beviamoci su”, appartenuto al mitico Pasquale Romito e alla sua famiglia, per mano di Sandro “Sandrissimo”, una scommessa da vincere, speriamo insieme a tutti gli atripaldesi che amano le tradizioni.
Commenti
Grazie A chi sta facendo chiudere tutte le attività.