Luigi Parziale ancora non riesce a crederci: Elio stava bene, siamo tutti sconvolti. Speriamo che il suo lavoro venga portato avanti come lui avrebbe voluto
Luigi Parziale, 73 anni fra pochi giorni, più volte in passato consigliere e assessore comunale, fratello maggiore di Elio Parziale, è ancora sconvolto. Il giorno dopo i funerali accetta di rispondere alle nostre domande perché ha avvertito, come tutti, il grande calore che gli Atripaldesi hanno donato alla famiglia del dirigente e, quindi, il forte desiderio di ricordarlo, raccontarlo, di provare ad immaginare che sia ancora in mezzo ai suoi cari, ai suoi colleghi, ai suoi alunni.
Dopo i funerali di ieri come si sente?
«Sono affranto dal dolore, Elio ed io eravamo molto legati, ci confidavamo tutto e ci volevamo un mondo di bene. Fra di noi mai uno screzio: ho perso un fratello eccezionale. Non riesco ancora a farmene una ragione».
Vi aspettavate dagli atripaldesi un abbraccio così forte?
«Non era difficile immaginare che ci sarebbe stata una simile partecipazione ed, infatti, abbiamo preferito far celebrare il rito funebre nella chiesa di Sant’Ippolisto anziché nella chiesetta del Carmine. E già osservando il numero di persone che venivano a casa per manifestarci la propria vicinanza abbiamo avuto la conferma che ci sarebbe sicuramente stata tanta gente anche ai funerali».
Ieri tutti sembravano ancora increduli…
«Quando ho appreso la drammatica notizia domenica sera neanche io potevo crederci, c’eravamo visti la mattina ed Elio stava bene, come sempre. Mio fratello non aveva alcun problema di salute, forse un po’ di pressione alta, ma nulla di preoccupante. Con le nostre famiglie ci eravamo ritrovati la sera del 23 dicembre a casa di suo cognato Gianfranco per festeggiare il compleanno di un nostro nipote e siamo stati bene, come sempre. Tutto ciò non ha senso».
A chi non conosceva suo fratello come spiegherebbe il perché di così tanto affetto?
«Perché chiunque arrivava a conoscerlo ne apprezzava la disponibilità e la semplicità. Quel suo modo di sorridere era unico, aveva una parola per tutti e ispirava fiducia in tutti. Non si esaltava mai, era un uomo semplice e tenero. I bambini a volte mi fermavano per strada e mi chiedevano: “Ma voi siete il fratello del direttore?”. Ed io rispondevo orgogliosamente di sì. La spontaneità dei bambini è la più grande testimonianza di affetto sincero. La scuola era tutto il suo mondo, era il primo ad arrivare e l’ultimo ad andarsene. L’unica distrazione che si concedeva era la solita passeggiata in piazza, con i suoi amici, la domenica mattina e qualche volta di sera. Nella sua vita privata era molto riservato, come tutta la sua famiglia».
Nei periodi elettorali spesso veniva fuori il suo nome come possibile candidato a sindaco, ma il “direttore” smentiva sempre…
«Anch’io l’ho spinto più volte a scendere in politica, anche sollecitato da esponenti di primo piano, ma mio fratello ha sempre rifiutato categoricamente perché non voleva trascurare la scuola, per lui la scuola meritava tutte le sue attenzioni e d’altronde a giusta ragione era convinto che amministrare la scuola era un po’ come amministrare la città. E tutti hanno sempre rispettato la sua decisione, a partire dai politici che in questi giorni sono venuti personalmente ad esprimerci le loro condoglianze».
Qual è l’eredità che lascia suo fratello?
«La città, l’amministrazione comunale, i suoi collaboratori, sono stati commoventi: tutti gli hanno tributato ciò che meritava perché lui amava profondamente sia la scuola che la sua città, Atripalda. Nell’ultimo periodo è stato davvero molto impegnato, l’accorpamento della Primaria con la Media gli ha dato molto da fare, ma già stava cominciando a raccogliere i primi frutti del suo impegno. Non resta che augurarci che chi verrà dopo di lui sarà in grado di portare avanti il suo lavoro».