Il programma religioso della festa patronale non prevede né la banda musicale, né gli “spari”. L’appello del parroco è caduto nel vuoto e una delle più antiche tradizioni cittadine rischia di finire per mancanza di risorse umane ed economiche. Carmine Pesca, membro del comitato dimissionario, è critico: Anche la politica ha le sue responsabilità
L’appello di don Enzo De Stefano è rimasto inascoltato: nessuno si è fatto avanti e per la seconda volta consecutiva la festa in onore di San Sabino e San Romolo diacono non sarà supportata da un comitato festa. Il programma è già stato stilato e, come già fece capire il parroco di Sant’Ippolisto proprio su queste colonne, se ne farà interamente carico la parrocchia. Infatti, domenica 8 febbraio, nei locali dell’Arciconfraternita dell’Immacolata, è prevista alle 16:30 l’inaugurazione della Biblioteca parrocchiale intitolata a mons. Luigi Barbarito, già Nunzio apostolico in Gran Bretagna mentre alle 19:30, in Piazza Umberto I, è prevista l’accensione del tradizionale falò a spese del Comune. Lunedì 9 febbraio, invece, giorno della solennità, alle ore 10:30 è prevista la concelebrazione eucaristica presieduta dal vescovo di Avellino, mons. Francesco Marino, alle ore 12:00 la processione con le statue dei santi per le principali strade della città e alle 18:30, dopo la santa messa, la distribuzione della Santa Manna. Balza agli occhi che non ci saranno né i fuochi pirotecnici, né la banda musicale, tagliati evidentemente per esigenze di cassa. Una spesa di circa 4-5mila euro che la parrocchia non riesce a sostenere senza il ricavato della questua tradizionalmente effettuata dai membri del comitato festa e che va ad interrompere una lunga tradizione. Come mai si sia arrivati a questa situazione lo spiega Carmine Pesca, storico componente del comitato festa San Sabino.
Dunque, l’appello di don Enzo è caduto nel vuoto?
«A quanto pare è proprio così, nessuno si è fatto avanti per prendere il nostro posto. Don Enzo, però, sa che può sempre contare sui di noi».
In che senso?
«Nel senso che, essendoci dimessi a maggio dell’anno scorso, certamente non eravamo noi a dover rispondere all’appello del parroco a ricostituire il comitato festa, ma, evidentemente, altre persone, devote a San Sabino e che hanno a cuore le tradizioni. Detto questo, è chiaro che se il parroco ci dovesse chiedere un aiuto per organizzare la festa religiosa, noi saremmo contenti di poterlo dare».
Perché vi siete fatti da parte?
«Dopo le dimissioni dell’ex coordinatore D’Agostino, fui indicato io come successore, pronto a farmi da parte se qualcun altro si fosse fatto avanti, provando ad allargare il comitato a figure molto note in città come Gerardo Iannaccone, esperte nell’organizzazione di feste civili. Alla fine ci siamo dimessi tutti perché nel frattempo il comitato si era spaccato, lasciando il campo libero a chiunque avesse voluto prendere il nostro posto. Ma debbo constatare che non è servito a nulla».
E perché secondo lei?
«Il problema vero è che negli ultimi anni la città si è allontanata dalle sue tradizioni. La devozione per San Sabino è intatta, ma nessuno vuole più assumersi responsabilità come quelle di organizzare una festa civile. E la crisi economica che stiamo attraversando ha senz'altro aggravato la situazione: basti pensare che su oltre 4.300 famiglie atripaldesi meno di mille versano un contributo per la festa. Posso tranquillamente affermare che se finora non ci fosse stato un comitato come il nostro, formato da persone disposte a sacrificarsi per la buona riuscita dei festeggiamenti, in una situazione di stallo come quella attuale ci saremmo finiti molto tempo prima».
E come se ne esce?
«Non lo so, quello che so è che una soluzione bisognerà prima o poi trovarla perché davvero si rischia di far finire la tradizione più importante di tutte. E anche la politica dovrebbe assumersi le proprie responsabilità».
In che senso?
«L’ultima volta il contributo dell’Amministrazione comunale è stato drasticamente tagliato perché si era fatta carico dei festeggiamenti civili: ma anche i fuochi pirotecnici fanno parte dei festeggiamenti civili. Chi doveva pagarli? Così come anche la gara podistica amatoriale “Avallone” questa amministrazione ha di fatto interrotto due anni fa perché non ha aiutato il comitato a realizzarla».
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Una solo persona non è cambiata: Gesù Cristo, che secondo S. Paolo è lo stesso ieri oggi e sempre. Peccato che siamo più propensi a modellarlo a nostro piacimento, a cambiare ciò che va lasciato inalterato e a variare quanto dovrebbe restare uguale nei secoli...