Parla lo zio di Marcello Cucciniello mentre sta rientrando da Roma con la salma: «L’Ambasciata non mi ha fornito alcuna assistenza, con il cuore spezzato e fra mille difficoltà ho dovuto muovermi in un paese distante diecimila chilometri dove anche fare una telefonata è complicato, affidandomi ad un interprete privato per capire come riportare il corpo di mio nipote a casa»
Una settimana fa è volato dal nipote senza neanche avere il tempo di preparare la valigia, pensando che a diecimila chilometri lontano dall’Italia avrebbe trovato qualcuno pronto ad aiutarlo, ma così non è stato: Giulio Urciuoli, lo zio di Marcello Cucciniello, di rientro da Roma con la salma del 23enne, è deluso, mortificato, forse anche sconvolto dal comportamento dei funzionari dell’Ambasciata Italiana in Thailandia. Nessun sostegno, nessun aiuto, neanche una telefonata: «Lo Stato Italiano in Thailandia è completamente assente - ci dichiara al telefono lo zio di Marcello - e per oltre una settimana ho dovuto cavarmela da solo, senza nessuna assistenza sul posto. Per arrivare a Koh Samui ho preso quattro aerei diversi e dopo un viaggio interminabile non sapevo neanche in quale dei quattro ospedali dell’isola dovevo andare per trovare Marcello. Tutte le telefonate che ho fatto all’Ambasciata non hanno prodotto alcun risultato, si rimpallavano la palla da un ufficio all’altro senza alcun esito. E loro non mi hanno mai richiamato. Avrò fatto cinquanta telefonate inutilmente. E se si considera che in Thailandia non parlano neanche l’Inglese ma solo il Thai, per poter dialogare con le autorità locali ho dovuto assoldare un interprete privato. Con il cuore spezzato e fra mille difficoltà ho dovuto muovermi in un paese distante diecimila chilometri dove anche fare una telefonata è complicato. Ho avuto più conforto dalle persone del posto che hanno capito il mio dramma che dalle autorità italiane, capaci solo di mettere timbri su fogli di carta e nient’altro. Ma forse è questo quello che ci meritiamo da questo Stato che non è capace di aiutare i suoi cittadini in patria figuriamoci così lontano. E allora mi chiedo a che servono questi presidi, a che servono le ambasciate, si parla tanto di unità di crisi, la Farnesina, ma alla prova dei fatti non sono stati neanche in grado di aiutare un povero cristo che aveva finito le lacrime a riportare a casa il corpo di suo nipote morto a 23 anni su una strada maledetta».
Commenti
Una lettera aperta alla farnesina con una richiesta di spiegazioni
sarebbe il MINIMO sia per il rispetto dei propri cittadini ma cosa più importante verso MARCELLO ed i propri parenti
Il sindaco DEVE come NS rappresentante TUTELARCI
Certo di interessamento da parte del sindaco ringrazio in anticipo
1001 di questi giorni (quelli passati dal povero Giulio)!
ai cittadini italiano dovrebbe essere garantito un livello di assistenza in occasione di eventi tragici come questo.
Invece facciamo schifo, altro che civiltà.
Ci vorrebbe un'azione di responsabilità verso i funzionari della Farnesina e verso il consolato in Thailandia.
Ci vorrebbe anche un'interrogazio ne Parlamentare, per chiedere di rimuovere i protagonisti di questa vicenda.
Nemmeno una telefonata sono riusciti a fare a Giulio, che vergogna