La presidente provinciale, Luongo, denuncia anche la morte di 40 cani trasferiti lo scorso anno presso una struttura privata
Un appello drammatico, duro, disperato è quello diffuso ieri da Angela Luongo, Vigilessa urbana e Presidente provinciale dell’Aipa (Associazione italiana protezione animali) per denunciare la situazione in cui versa il canile (o rifugio) comunale di Atripalda. In sostanza, l’Aipa, che in regime di convenzione si occupa della gestione del canile, dal mese di agosto dello scorso anno non riceve più dal Comune la retta mensile di 3.750 euro (per un totale di 22.500 euro) e, quindi, a sua volta non riesce a pagare i fornitori del cibo per gli animali (oltre 2mila euro al mese solo per le crocchette), i medicinali, le sterilizzazioni, il materiale per le pulizie e tutto ciò che serve. Il canile, per la verità si presenta in ottimo stato e anche i cani, al momento 183, sembrano in buone condizioni, ma tutto ciò è possibile solo grazie all’opera dei volontari dell’Associazione che, fra mille difficoltà, non fanno mancare nulla agli ospiti a quattro zampe. Una situazione, però, che non può andare avanti così all’infinito e quindi il Comune è chiamato a fare la sua parte, ovvero a saldare il debito. Con ogni probabilità in questi giorni almeno una parte della somma dovrebbe essere versata visto che proprio stamattina la Banca della Campania ha provveduto a girare al Comune un altro milione di euro, l’altra metà dell’anticipazione di cassa chiesta all’inizio dell’anno (il primo milione è stato già anticipato il 26 gennaio scorso, ma già non ve ne sarebbe più traccia perché utilizzato, sostanzialmente, per far uscire dal “rosso” il conto dell’ente). Anche il canile di contrada Valleverde, insomma, è rimasto vittima del forte indebitamento del Comune che ormai con l’anticipazione di cassa più che pagare i servizi in corso è costretto a saldare le pendenze arretrate, o quantomeno una parte di esse. Ma nell’appello-denuncia di Angela Luogo emerge un altro “particolare” non proprio secondario: i 40 cani in esubero che, a seguito di un’ispezione dei Carabinieri nell’aprile dello scorso anno, furono trasferiti presso un canile privato di Quindici sarebbero tutti morti. Tutti. E senza che nessuno ne abbia mai certificato il decesso e le cause. E, dal momento che i cani randagi sono di “proprietà” del sindaco, sembra - stando alla lettera della Luongo - che il nostro non si sia mai preoccupato di saperne di più, anche perché “costavano” circa 2.300 euro al mese.
Commenti
la Legge 198 del 2004 stabilisce che i cani randagi SONO DI SUA PROPRIETA' e che quindi, in tale veste, è tenuto al loro mantenimento, benessere fisico e alle sterilizzazioni.
Non basta mettere la testa nella sabbia e buttarli come rifiuti… tossici o meno in canili privati, pagati con soldi dei cittadini, dove diventano merce x traffici loschi di mafiosi, camorristi e delinquenti vari.
Invece di alimentare questo business, impieghi i soldi che vengono stanziati x loro sia dalla Regione che dall'Ue x farli sterilizzare.
Dia incentivi, defiscalizzazio ni, bonus etc ad associazioni animaliste perché provvedano in tal senso. Potrà verificare che, senza infliggere sevizie immani a queste creature, risparmierà anche!
Anche la Asl, non si tiri indietro, perché il suo compito è quello DI STERILIZZARE e registrare anche le colonie feline delle quali nessuno parla, ma ci sono e come!
Spezzi questo assurdo, indecente, vergognoso circolo vizioso, dia una “vita”.... a queste creature, faccia un gesto che ridìa alla città e alla regione dignità, che non le faccia vergognare di fronte a tutta la Nazione!
Grazie. Patrizia Capolongo - Ascoli Piceno