Sabato, 04 Gen 25

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Scarpa: I lavoratori meritano più attenzione

Il neo segretario provinciale della Fiom-Cgil chiede il taglio dell'addizionale Irpef per i cassintegrati

Sergio Scarpa, 44 anni, dal 20 febbraio scorso è segretario provinciale della Fiom-Cgil

Sergio Scarpa, 44 anni, (figlio del compianto Alfredo, recentemente scomparso), coniugato con due figli, dal 20 febbraio scorso è segretario provinciale della Fiom-Cgil (Federazione Impiegati Operai Metallurgici - Confederazione Generale Italiana del Lavoro), un sindacato che vanta 1.516 associati (1.329 attivi e 187 in mobilità), il primo in Irpinia, sia per numero di iscritti che per rappresentanze sindacali interne. Alle spalle un’esperienza anche politica di dirigente cittadino degli ex Diesse ed attualmente vicino alle posizioni di Sinistra Democratica (oggi Sinistra, Ecologia e Libertà) rappresentata in giunta comunale dall’assessore Luigi Adamo. L’elezione di Scarpa alla guida della Fiom-Cgil offre l’occasione per un’incursione nel mondo del lavoro e per gettare lo sguardo sulle vicende politiche cittadine.

Cosa significa diventare segretario provinciale di un sindacato in un momento di crisi del lavoro come quello attuale? È una grande responsabilità.

Ovviamente ringrazio i delegati all’assemblea provinciale che, quasi all’unanimità (37 su 38), mi hanno dato fiducia, ma non nascondo che le difficoltà sono tante. Fortunatamente mi sorregge una lunga esperienza sindacale, cominciata nel 1992 come rappresentante interno alla ALMEC e proseguita fino ad oggi passando, nel 1999, attraverso la direzione regionale della Fiom. Nel mio bagaglio di esperienza c’è anche quella politica, ma oggi il mio compito è quello di tutelare gli interessi di tutti i lavoratori, a prescindere dal colore politico.

La crisi dell’economia che sta investendo il mondo del lavoro in che misura tocca Atripalda?

In questo momento ci sono circa 60 atripaldesi, iscritti al nostro sindacato, che rischiano seriamente il posto di lavoro. Si tratta, perlopiù, di operai della FMA di Pratola Serra e della ALMEC di Nusco per stare alle vertenze più “calde” in questo momento. Ma la crisi non risparmia quasi nessuno: basti pensare che su 41 aziende metalmeccaniche sindacalizzate, 39 sono in cassa integrazione ordinaria e straordinaria. Le uniche due aziende che in questo momento non stanno ricorrendo agli ammortizzatori sociali sono la EMA di Morra De Sanctis e la A-TECHNOLOGY di Nusco. Ma va anche detto che anche loro cominciano a soffrire perché le commesse stanno diminuendo. In sostanza tutti gli Atripaldesi impiegati nel settore metalmeccanico, che in totale sfiorano le 250 unità, vivono un momento molto delicato. E le ripercussioni, naturalmente, si avvertono in tutti gli altri settori, a cominciare da quello del commercio, il più diffuso nella nostra città, perché con 804 euro al mese di cassa integrazione è difficile concedersi spese che non siano quelle strettamente necessarie per sopravvivere.

Qual è la vertenza più calda in questo momento?

Senza dubbio quella della FMA di Pratola Serra che coinvolge 2.170 lavoratori diretti e indiretti. Ma il paradosso è che la FMA non è in crisi: soffre perché manca un vero piano industriale da parte della FIAT che consenta la produzione di almeno 500mila motori all’anno, ovvero quanti ne servono per garantire gli attuali livelli occupazionali. E ciò accade perché a Pratola Serra non vengono prodotti i motori ecologici, ovvero quelli sostenuti dagli incentivi statali, ma solo quelli di cilindrata superiore ai 1.600 cmc.. Come sindacato la nostra battaglia è questa: costringere la FIAT a rivedere la sua missione produttiva, altrimenti presto si parlerà di esuberi. Ma tutte le vertenze sono calde: c’è quella della OCEVI SUD di Nusco, che attraversa una crisi vera perché il settore delle macchine per movimento terra è davvero in ginocchio; c’è la ALMEC, sempre di Nusco, specializzata in pressofusione di alluminio, che da tre anni fa ricorso alla cassa integrazione ordinaria e straordinaria e che ormai è sull’orlo del fallimento perché la FIAT, uno dei suoi maggiori committenti, ha chiesto di onorare i pagamenti dopo sei mesi e non più subito come avveniva finora. Senza contare la chiusura della TECNOSTAMPI di Avellino, con 81 operai in cassa integrazione straordinaria e senza alcuna speranza di salvare il posto di lavoro perché non ci sono imprenditori disposti ad intervenire. C’è crisi dappertutto e la politica, anche ad Atripalda, sembra non accorgersene.

Che intende dire…

Che mi sarei aspettato, anche da parte dell’Amministrazione comunale di Atripalda, che si proclama di centrosinistra, più attenzione nei confronti dei lavoratori atripaldesi che hanno perso il posto di lavoro o sono in cassa integrazione.

Che cosa si potrebbe fare concretamente?

Per esempio si potrebbe prevedere un taglio sull’addizionale Irpef: sarebbe un modo reale per dimostrare sensibilità e solidarietà. Ed è davvero stucchevole per queste persone assistere ai teatrini per una poltrona quando ci sono difficoltà di questo tipo. E nessuno ha diritto di lamentarsi se a votare ci vanno sempre meno cittadini.

E, più in generale, come sta lavorando l’Amministrazione secondo lei?

Oggi gestire un Comune è diventato più difficile che in passato. Qualcosa si sta facendo, per esempio nel campo della lotta all’evasione tributaria, per il fiume Sabato e per l’ambiente in generale. Ma suggerirei di prestare più attenzione al quotidiano perché molti disagi si potrebbero evitare con piccoli interventi. Ed inviterei l’Amministrazione ad insistere per ottenere il finanziamento del Centro sociale per i giovani di San Pasquale.

Lei ha militato sempre in partiti di sinistra: come giudica l’attuale condizione della sinistra ad Atripalda?

La sinistra ha un ruolo preciso, quello di stare dalla parte dei più deboli e, quindi, dei lavoratori che in questo momento soffrono di più. Ed il non essere stati in grado di realizzare un grande partito di sinistra significa aver cancellato un riferimento sicuro, una rappresentanza sensibile ai temi del mondo del lavoro, che in una situazione come quella attuale sarebbe stata di grosso aiuto anche per le battaglie sindacali. Un vero peccato perché tutto è diventato più complicato. Ad Atripalda la situazione non è molto diversa perché ci sono pezzi di sinistra che non dialogano fra loro. Ed è assurdo. Io credo che da un lato la base dovrebbe venir fuori e spingere perché si avvii una fase di confronto serio e dall’altro che i riferimenti cittadini, Adamo da una parte e Criscuoli dall’altra, superino le divisioni e comincino a ragionare insieme per dare una mano a chi ne ha davvero bisogno. Auspico un percorso che, da qui a due anni, a quando si voterà di nuovo per le elezioni comunali, possa sfociare nella costruzione di un unico partito di sinistra, forte, coeso e dalla parte dei più deboli. Altrimenti appare evidente che più che ricercare un potere collettivo, si è solo alla ricerca di un potere individuale.

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