Sul posto i Carabinieri, l’incendio domato senza l’intervento dei Pompieri. Sembra che fra le famiglie nomadi vi siano dei contrasti. La scioccante testimonianza di un condomino
«Un violentissimo boato nel cuore della notte, poi fiamme e fumo, gente in pigiama che scappava, qualcuno con i bambini in braccio, riparandosi nei garage, l’ossigeno che cominciava a mancare e una pattuglia “radiomobile” dei Carabinieri che subito accorreva sul posto»: contrada Alvanite, palazzina n. 35, ore 2:30 di giovedì 8 marzo. Il racconto è di quelli da brividi, ed è la testimonianza di un condomino dello stabile, svegliato di soprassalto dal botto, udito in gran parte della contrada (anche se non capita di rado ad Alvanite che nel cuore della notte qualcuno si diverta a far esplodere “cipolle”). L’ipotesi è che possa essersi trattato di un atto di rappresaglia, o qualcosa del genere, compiuto ai danni di una delle famiglie nomadi che abitano al primo piano della palazzina. Ed infatti, la porta d’ingresso dell’appartamento appare effettivamente annerita. Ciò che è realmente accaduto è molto difficile da verificare perché la reticenza è molta, di certo c’è che questa è la testimonianza che abbiamo raccolto. Qualcuno dei residenti conferma solo di aver sentito, quella notte e a quell’ora, un gran botto. Ma nulla di più. Gli investigatori si limitano a confermare che si è trattato di un principio d’incendio, subito domato dagli stessi occupanti, ipotesi confermata dal fatto che i Vigili del fuoco non sono intervenuti. E che non esiste un rischio reale per la sicurezza pubblica, ma solo un fenomeno sociale da affrontare con strumenti adeguati. Ma il nostro testimone sembra terrorizzato perché la convivenza sarebbe arrivata al limite della sopportazione, perché persone perbene e civili sono costrette a subire dispetti e prepotenze. E anche perché il sindaco, ieri mattina, avrebbe già risposto che non c’è nulla che lui possa fare. E la rabbia ed il senso di impotenza aumentano.