Famiglia atripaldese ingannata con un buono per quattro persone, ora devono pagare 20mila euro
Vittima dei “truffatori dei viaggi” delle vacanze fantasma, questa volta, una famiglia atripaldese residente in Veneto da anni, contattata due anni fa da una agenzia di Bologna per ricevere un viaggi premio (vinto senza aver mai partecipato ad alcun concorso). Con la scusa di consegnare un buono vacanza direttamente a casa, uno dei responsabili si fece firmare un contratto di accettazione che poi si è rilevato un vero contratto per l’acquisto di un soggiorno in multiproprietà. Il capo famiglia firmò il contratto per ricevere il buono vacanze per due persone alla fine del 2008 e, poi, a giugno del 2009 fu invitato a recarsi al residence in Puglia per la vacanza premio di una settimana, solo soggiorno.
Qualche mese dopo, però, furono contattati dall’azienda per formalizzare l’acquisto di quello che loro non sapevano di aver comprato, cioè vacanze in multiproprietà per diversi anni. Solo a quel punto si sono accorti di essere stati truffati e si sono rivolti ad una associazione di consumatori per chiarire ogni aspetto ed essere difesi.
Gli avvocati sono già al lavoro per quello che alcuni giornali italiani hanno ribattezzato come “contratti time-share”, letteralmente “tempo condiviso”. Per l’azienda che li ha venduti non si tratta di multiproprietà ma solo di vacanze condivise che gli ignari firmatari avrebbero acquistato per la modica cifra di 20 mila euro. La società in questione, naturalmente ha sede nel piccolo principato del Liechtenstein, dove questo tipo di associazioni si moltiplicano per poi sparire nel nulla. La famiglia atripaldese, in realtà, in vacanza c’è stata mentre ci sono centinaia di famiglie che non hanno ancora usufruito di un giorno di soggiorno nonostante il buono sia stato consegnato regolarmente. Ora ai truffati vengono chiesti i 20 mila euro entro la fine dell’anno, comprensivi degli interessi maturati per quelle rate che sono già scadute.
Già due anni fa ad Atripalda, una società di Bologna si presentò presso un noto albergo per la consegna dei buoni, ma gli incaricati furono rispediti a casa da alcuni clienti che avevano fiutato la truffa.
Il caso giungerà presto in Parlamento poiché sono in molti ad occuparsi dei casi e delle denunce raccolte ovunque. Per tutti, compresa la famiglia atripaldese, c’è solo da sperare che i contratti – capestri, firmati convinti di ricevere un regalo - siano ritenuti fuori legge.