Ieri sera non è rincasato, il corpo è stato ritrovato questa mattina dai colleghi nel fondo di famiglia in contrada Civita. Il comitato festa San Sabino ha rinviato i festeggiamenti in Piazza previsti per questa sera
Il Comitato festa San Sabino, sentiti i due parroci cittadini, ha deciso di rinviare a data da destinarsi i festeggiamenti in Piazza previsti per questa sera in onore del Santo Patrono. La decisione, molto sofferta, ma ponderata, ha tenuto conto della grande partecipazione della città rispetto ad una scomparsa che ha toccato il cuore e l'animo di tanti Atripaldesi. Il falò in Piazza, organizzato dai dipendenti comunali, sarà ugualmente acceso come atto di saluto per l'amico e collega Pasquale.
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È stato trovato privo di vita verso le 9 di questa mattina, dai suoi colleghi, in un fondo dietro il Cimitero comunale, in Contrada Civita: Pasquale Guanci, 60 anni, dipendente comunale presso l’Ufficio tecnico, si è tolto la vita stanotte impiccandosi con una corda appesa al balcone della casa di famiglia. Le ragioni del gesto estremo sono ancora ignote ed ogni ipotesi al momento non trova alcuna conferma. Guanci non aveva né grossi problemi di salute, né di altra natura, ed era un uomo di grande fede e nessuno avrebbe mai immaginato potesse arrivare a compiere un atto così forte, a maggior ragione per un cattolico. Eppure la meticolosità e la lucidità con cui Guanci ha preparato ogni cosa, la corda, il punto del balcone più resistente, la scala, l’auto lasciata ad una certa distanza, la torcia per muoversi al buio fanno pensare che il gesto di Guanci non sia il frutto di una improvvisa depressione, ma concepito con una freddezza senza uguali. I suoi colleghi dell’Ufficio tecnico, il parroco don Ranieri Picone e tutti gli amici accorsi questa mattina a contrada Civita non si danno pace, fino a ieri Guanci non aveva mai, in nessun momento, fatto pensare di attraversare un periodo così difficile. Uomo mite, riservato, sempre disponibile, socialmente impegnato ed era anche presidente del Comitato festa della Madonna del Carmine. Lunedì sera la moglie aveva ritrovato una strana lettera, lasciata da Pasquale, che annunciava l’insano gesto. La moglie ha subito avvertito il figlio e la figlia poi anche i colleghi che tanto stimavano Pasquale. Da ieri sera tutti i volontari sono partiti alla ricerca del collega e amico, tutti hanno temuto il peggio, fino al ritrovamento del corpo nel fondo dietro quella casa che Pasquale stava ristrutturando con tanti sacrifici. Da ore sul posto ci sono i carabinieri della Compagnia Provinciale di Avellino gli uomini che effettuano i rilievi e che stanno setacciando ogni angolo della campagna alla ricerca di altri importanti testimonianze. Sul posto anche i colleghi di ufficio, i vigili che lo conoscevano molto bene, il sindaco e tanti amici increduli per quanto è accaduto. I carabinieri ora tentano di ricostruire le ultime ore di vita di Pasquale Guanci, di tutti i suoi movimenti e se ha lasciato oltre alla lettera rinvenuta dalla moglie altre testimonianze. Per ora non si esclude nulla, quell’anima profondamente buona che tutti apprezzavano. In questi momenti in cui la città si prepara alla festa e ai “focaroni” molti si chiedono se non sia il caso di sospendere ogni iniziativa, per capire anche cosa sia successo.
Commenti
Per il fatto luttuoso successo oggi,la nostra colonia atripaldese ci stringiamo intorno alla Famaglia,quasi tutti noi conoscevamo Pasquale (essendo quasi tutti delle parrocchia della chiesa del Carmine),siamo sgomenti,non ci sono altre parole.
UN GALANTUOMO.
Improvvisa e lacerante mi giunge la notizia della tragica e inspiegabile morte di Pasquale Guanci. Caro, dolcissimo, fraterno amico. Mite, introverso, riservato, buono, leale, fino al sacrificio. Si celava dietro una corazza di timidezza e di rigore, di serietà e di abnegazione, chiuso in una sorta di bolla di solitudine, anche in ufficio e tra la gente. Non era mai sopra le righe, Pasquale, mai -che io sappia- un gesto scomposto, una parola urlata, una rivendicazione per sè. Era rigoroso, serio, poco incline ai compromessi, e perciò viveva con trepidazione i suoi impegni e forse qualche volta ne sentiva il peso.
La nostrà Città dovrà ricordarlo per la spontanea attenzione verso i più deboli, per la sua fede silenziosa, per le opere di solidarietà, sublimate in una vita spesa nella Confraternita del Carmine, prima al fianco del maestro Carmelo De Pasquale e poi come priore. Devo alla sua disponibilità, per esempio, uno studio sulla vita della Confraternita e ricordo la sua gioia (e quella di padre Giulio Palmarozza) di fronte ad alcune non previste scoperte. Meticoloso fino alla fine, aveva lasciato la scrivania in ordine. Addio, povero, caro amico, sciacciato dal male di vivere.
Raffaele La Sala