Ieri sera è stato ritrovato all’Ufficio tecnico un altro manoscritto del dipendente comunale, molto più esplicito sulle ragioni dell’estremo gesto

Svolta nella vicenda del suicidio di Pasquale Guanci, il 60enne dipendente comunale che all’alba di martedì scorso si è tolto la vita impiccandosi al balcone della casa di campagna. Ieri sera, infatti, all’Ufficio tecnico, stata ritrovata la seconda lettera, quella che il geometra ha lasciato ai suoi colleghi, nella quale, per quanto è dato sapere, vengono spiegate in maniera più precisa le ragioni del suicidio. La lettera è coperta dal segreto istruttorio perché materia d’indagine della Procura della Repubblica di Avellino, a cui il manoscritto è stata trasmesso questa mattina dal comandante della stazione dei Carabinieri di Atripalda, Costantino Cucciniello, tornato anche questa mattina in Comune. Quindi l’inchiesta sulla morte di Guanci è stata riaperta dopo che nei giorni scorsi dal Comando provinciale dei Carabinieri era filtrata la notizia che formalmente le indagini erano state archiviate col movente della depressione, una interpretazione che aveva convinto davvero poche persone, soprattutto quelle che meglio conoscevano Pasquale Guanci. Nella lettera, tuttavia, si farebbe riferimento esclusivamente a questioni di carattere lavorativo ed in particolare alla Progressione economica orizzontale da cui Pasquale Guanci era stato escluso non ottenendo, a differenza di altri 49 colleghi su 67, né la promozione di livello, né la relativa gratifica economica per via, ma non solo, di una bassa valutazione rispetto al suo lavoro. Un aspetto, quindi, che alla luce del rinvenimento della lettera torna di nuovo centrale rispetto alle ragioni dell’estremo gesto. Insieme ad altre motivazioni legate a difficoltà nell’ambiente dell’Ufficio tecnico e ai carichi di lavoro recentemente affidati, come quello del censimento della popolazione, che avrebbe impegnato Guanci nel cambio della numerazione civica a tutti gli edifici della città.