Domenica, 29 Dic 24

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Evade per “parlare con la fidanzata”

Era agli arresti domiciliari da circa due mesi, per qualche ora sparisce. Ai carabinieri che lo fermano dice che lo ha fatto per amore

Dopo due mesi di “reclusione” presso la propria abitazione di Alvanite, Luca P., 30enne tossicodipendente pregiudicato, non ha resistito ed ha lasciato casa di buon mattino per dirigersi a Napoli, probabilmente per fare rifornimento di droga. Martedì mattina infatti ha aspettato che il padre andasse a lavorare per lasciare la contrada. Nessuno lo vede, nessuno lo nota: zaino in spalla, prende la direzione di Avellino. Ci arriva con l’autobus, a Piazza Macello cerca qualcuno per una dose, forse anche per un passaggio, ma di lui si perdono le tracce fino alle 15 quando i carabinieri lo rintracciano presso una fermata dell’autobus, ad Atripalda, di ritorno dalla sua breve fuga. Per la legge, infatti, la sua scappatella è un’evasione in piena regola poichè era stato condannato a diversi mesi di reclusione per furto, da scontare agli arresti domiciliari in attesa delle condanne definitive. I carabinieri erano stati a casa di Luca martedì mattina, poco dopo la sua scomparsa: lo hanno cercato in città, anche ad Avellino, nei luoghi noti e frequentati dal giovane. Erano poi tornati presso l’abitazione alle 13, trovandovi solo il padre rientrato per il pranzo ed un biglietto con scritto che era andato ad Avellino. Ai carabinieri Luca ha poi raccontato che si era dovuto allontanare per circa un’ora perché doveva parlare con la fidanzata: una vera novità per i militi che erano all’oscuro di una sua relazione. Il 30enne ha poi trascorso la notte all’interno della camera si sicurezza della caserma “Eugenio Losco” di Contrada Santissimo perché mercoledì sarebbe dovuto essere processato per direttissima presso il Tribunale di Avellino. Tuttavia il giudice ha accolto il rinvio chiesto dal legale del giovane, l’avvocato Alfonso Maria Chieffo. Ora dovrà rispondere anche di evasione, che graverà ancor più sulla sua già difficile situazione. Il giudice, fra un mese, potrebbe fargli revocare i benefici che gli erano stati riconosciuti e farlo anche tornare in cella in attesa di definire tutti i suoi processi in corso.

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