Il netturbino 46enne, accusato di violenza, minaccia a pubblico ufficiale e porto abusivo di arma bianca dopo l’alterco in Municipio, dovrà scontare la pena agli arresti domiciliari e potrà recarsi al lavoro
È stato condannato ad otto mesi, da scontare agli arresti domiciliari, con la facoltà di recarsi al lavoro: R.F., il 46 enne netturbino atripaldese sotto sfratto, accusato di violenza, minaccia a pubblico ufficiale e porto abusivo di arma bianca per essersi recato, mercoledì scorso, in Municipio armato di due coltelli da cucina con l'intenzione di ottenere l’assegnazione di un alloggio popolare. Il processo per direttissima si è svolto questa mattina, alla presenza dei legali Paolo Spagnuolo e Luca Penna, e i giudici hanno tenuto conto della pesante situazione familiare ed economica facendo in modo che la condanna non implicasse la perdita del posto di lavoro.
Da circa un mese l’uomo chiedeva con insistenza l’assegnazione di una abitazione ad Alvanite per sopraggiunte difficoltà economiche e perché sotto sfratto. Nel frattempo, dopo i primi rifiuti del sindaco, c’aveva pensato la moglie M.P. 38 anni, a tentare di occupare in compagnia dei figli, un alloggio ad Alvanite, ma l’insediamento fallì e la signora fu denunciata.
Nelle ultime settimane sia il netturbino che la moglie erano presenti nei corridoi del Comune sempre a perorare la loro richiesta, assillati dallo sfratto imminente.
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