Giovane professionista coinvolto nel raggiro del falso investimento
Un giovane avvocato atripaldese, suo malgrado, è stato coinvolto in uno strano incidente automobilistico ad Avellino. L’avvocato per ora ha regolarmente sporto denuncia alle autorità competenti, ma sembra già una causa persa. La settimana scorsa, con la prima nevicata, il professionista si era avviato per tornare ad Atripalda con la propria autovettura, quando all’altezza del Mercatone in Via Due Principati, si è visto letteralmente piombare addosso un uomo che poi è rotolato a terra davanti alla macchina urlando disperato. Il giovane avvocato è sceso dalla propria vettura per controllare le condizioni dell’uomo, quando si è avvicinato un altro uomo, il “compare” che gli ha chiesto subito 300 euro per appianare l’incidente. Tutto questo mentre sempre il “compare” annotava targa e dati dell’assicurazione. L’avvocato naturalmente, accortosi della tentata truffa, ha subito chiamato i Vigili urbani per denunciare l’accaduto. Ma a quel punto l’uomo che si era buttato sul cofano dell’auto ha chiesto ai presenti di chiamare una ambulanza perché impossibilitato a muoversi. L’ambulanza lo ha caricato a bordo, nonostante non vi fossero ferite o traumi evidenti, per accompagnarlo a pronto soccorso dove l’uomo è stato subito refertato. Dopo poche ore l’avvocato è riuscito anche ad incontrarlo fuori dall’ospedale, ma ormai la “pratica”, gli hanno detto i due, era andata avanti, visto che avevano anche ottenuto qualche giorno di prognosi – che non si nega a nessuno - per la guarigione. Dopo qualche giorno l’avvocato parlando con altri colleghi ha scoperto che ad Avellino si aggira una banda di pregiudicati tossicodipendenti che da qualche mese ha riscoperto una vecchia attività, sembra anche molto remunerativa, quella di fingersi vittime d’incidenti automobilistici per spillare soldi liquidi. Le tariffe vanno dai 50 euro per uno “struscio” fino a 300 euro per l’investimento. Soldi che naturalmente chiedono in contanti ai poveri automobilisti, soprattutto donne che guidano da sole. Quando non si arriva alla conciliazione immediata, allora scatta il piano B, quello del trasporto al pronto soccorso con l’ambulanza e richiesta di risarcimento alle assicurazioni. L’avvocato ha denunciato tutto l’accaduto alle autorità giudiziarie e anche all’assicurazione, ma sembra che il trucco funzioni bene, tanto che le presunte “vittime” vengono puntualmente risarcite, salvo affidarsi successivamente ad un contenzioso. Se chi investe dimostra che è stato vittima di una truffa ottiene la condanna della finta vittima e anche il risarcimento in denaro, ma poi chi paga?
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