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Dolore e incredulità per il suicidio di Marco Anzante

La famiglia, i colleghi e gli amici sono ancora sconvolti. La testimonianza di Solimene ha emozionato migliaia di lettori

Marco Anzante

La tragedia del suicidio di Marco Anzante è ancora viva nella comunità atripaldese. I familiari, i colleghi, gli amici non riescono a darsi pace: cosa può aver spinto “pinocchio” a cercare improvvisamente la morte? Il prossimo 12 agosto avrebbe compiuto 47 anni e non era sposato, ma, oltre all’affetto della famiglia, aveva molti amici che gli volevano davvero bene perché Marco si faceva voler bene.

Il ricordo più emozionante finora lo ha offerto Giovanni Solimene, rovistando nella memoria e trovando un singolare episodio nel 1985, quando insieme a Checcho Del Gaudio affrontarono il viaggio per Torino in autostop. Una pagina tutta la leggere per chi ancora non lo avesse fatto.

Fino al giorno prima il 47enne ha riso e scherzato con i colleghi come abitualmente faceva nelle pause di lavoro o nel tempo libero. Nulla faceva pensare che, in realtà, Marco Anzante, come il fratello Luigi 13 anni fa, stava pensando al suicidio. In molti, infatti, ancora ricordano la tragedia dell’allora 37enne Luigi Anzante, morto nel settembre del 2001 dopo sei mesi di straziante e doloroso calvario, investito da un treno dopo essersi disteso sulle rotaie della ferrovia che costeggia via Serino.

Due storie e due vicende molto diverse fra loro, legate quasi certamente solo dal destino. Eppure Marco sembrava essersi ripreso da quel lutto, che lo segnò profondamente perché in quei mesi perse anche il padre Sabatino. All’epoca “pinocchio” lavorava in Germania, dove si era trasferito in cerca di fortuna e da dove era tornato dieci anni fa prima di essere assunto dalla cooperativa per cui lavorava adesso.

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Commenti  

 
#1 gerardo 2014-07-28 23:04
Non si può mettere fine ad una vita a soli 47 anni.