Alcune società avrebbero indebitamente incassato circa 1,7 milioni di euro presentando spese gonfiate: dopo tre anni la Procura di Salerno ha chiuso le indagini e si prepara a ascoltare gli indagati prima di chiedere l’eventuale rinvio a giudizio. I coniugi atripaldesi si dichiarano estranei ai fatti contestati
L’inchiesta della Procura di Salerno è partita tre anni fa e nei giorni scorsi il sostituto procuratore Rocco Alfano ha firmato l’avviso di conclusione delle indagini indirizzato a tutti gli indagati. In tutto sono dodici fra docenti, dipendenti, commercialisti e rappresentanti di alcune società che ruotavano intorno ai dipartimenti di ingegneria ed informatica dell’Università degli studi di Salerno, accusati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Le indagini effettuate dal nucleo tributario della Guardia di Finanza avrebbero portato alla luce un sistema che attraverso la presentazione di false rendicontazioni avrebbe consentito ad un nucleo di società di ricerca e consorzi di truffare a Stato, Unione europea e Regione 1.664.371 euro in circa cinque anni. Il meccanismo era basato sulla presentazione di rendiconti di spesa gonfiati, in cui si elencavano costi per l'impiego di personale superiore a quello effettivo.
Coinvolti nell’inchiesta anche un commercialista atripaldese con la moglie, sua stretta collaboratrice, i quali, come gli altri, hanno venti giorni di tempo per chiarire la propria posizione al magistrato prima che parta la richiesta di rinvio a giudizio. «Siamo con la coscienza a posto e sereni perché convinti che riusciremo entrambi a chiarire la nostra posizione - afferma il professionista -. Le perquisizioni effettuate a casa e allo studio non hanno dato alcun esito, così come le indagini bancarie e finanziarie. Il mio coinvolgimento nella vicenda pare dipenda esclusivamente dall’aver ricoperto il ruolo di commercialista e quello di mia moglie sembra esserne la conseguenza».