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Il pentito Moscatiello non è attendibile, lo testimonia la sua ex

Durante il processo contro il clan Cava, Salvina Cirillo dice: «Ho accusato i boss perché minacciata dal mio ex compagno»

Rischia di compromettere tutto il castello accusatorio e rischia di rimescolare tutto il processo messo in atto contro gli uomini dei clan Genovese e Cava: la signorina Salvina Cirillo, residente in Atripalda e convivente di Gianluca Moscatiello fino a qualche anno fa, in aula ha dichiarato di essere stata costretta a mentire dall’ex compagno. La seduta si è svolta giovedì scorso presso il tribunale di Avellino: nello stesso giorno dell’esame dei due presunti collaboratori di giustizia Luigi Viesto e Gianluca Moscatiello erano previste anche le testimonianze di Giovanna Viesto, sorella di Luigi, e di Salvina Cirillo. In aula non si sono però presentati né la Viesto né Moscatiello, entrambi giustificati da un certificato medico. Mancava all’appello anche Luigi Viesto che, in aperta polemica con i giudici per il trattamento riservato nei suoi confronti diversi mesi fa, aveva più volte annunciato l’interruzione del suo rapporto e della sua collaborazione con la giustizia.

L’unica presente è stata l’ex di Moscatiello che di certo non ha deluso i presenti con le sue sorprendenti dichiarazioni: ha infatti affermato che tutte le accuse sottoscritte in passato nei confronti dei boss e dei clan Cava e Genovese nei verbali di interrogatorio, svolti in presenza degli inquirenti nella fase iniziali delle indagini, furono rivolte perché era stata minacciata di morte dal suo convivente. Ha esordito dicendo di esser stata costretta a mentire perché picchiata e intimidita dal suo ex compagno. Secondo la sua versione fu proprio lui ha chiederle di mandare a mente il memoriale scritto di suo pugno, al fine di rendere più credibile la sua versione dei fatti. Secondo quanto affermato dall’ex compagna, Moscatiello voleva presentarsi come pentito per godere dei benefici concessi dalla legge ai collaboratori di giustizia. Dunque, per lui, la credibilità aveva primaria importanza e poteva essere rafforzata dalle dichiarazioni all’unisono della compagna.

La prossima settimana Gianluca Moscatiello è atteso in aula per l’esame, accusato anche da altri presunti pentiti di essere un falso collaboratore, uno che ha studiato in cella le carte processuali pur di essere credibile. Ora i due processi, quello contro i clan Cava – Genovese e quello sul delitto De Cristofaro (nel quale Moscatiello è presente come testimone) rischiano di essere riaperti a causa delle dichiarazioni della Cirillo. I giudici dovranno valutare, a questo, punto l’attendibilità dei due protagonisti.

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Commenti  

 
#1 antonio 2011-07-15 22:27
x la cirillo . quando lei diceva di essere sotto minaccia di morte il suo compagno era detenuto. come faceva a minacciarla